lunedì 30 novembre 2009

come finira'?

a tarallucci e vino credo.
Perche' nonostante sia impossibile spiegare perche' una solo persona debba avere 4 tagliandi, una giustificazione la troveranno.

da gazzettino.it

Domenica 29 Novembre 2009, Un centinaio di pass per i parcheggi gratuiti e senza limitazione di orario. Alcuni rilasciati solo per l’area di sosta retrostante il municipio. Altri invece con validità a tutte le piazzole pubbliche cittadine. Anche se sono state soltanto 11 le autorizzazioni “galeotte” rilasciate a 4 persone, finite nel mirino del pm Vartan Giacomelli, e costate l’avviso di garanzia per i presunti reati di abuso d’ufficio e danno erariale al sindaco, Andrea Bronzato, dalle indiscrezioni emerse dall’indagine della Procura l’uso del park gratuito era davvero un benefit elargito senza distinzione a dipendenti ed amministratori del Palazzo. Alla giunta comunale, composta dal sindaco e da 7 assessori sarebbero stati ad esempio riservati almeno un numero doppio di tagliandi, che offrono la possibilità di porre l’auto gratuitamente su tutte le aree cittadine. Se quattro pass com’è noto appartengono all’assessore Davide Faggion e due al collega Piero Furlan, ci sarebbe qualcun altro amministratore che avrebbe potuto teoricamente usufruirne più di uno a favore di più mezzi. Più limitato il vantaggio riservato ai venti consiglieri comunali per i quali sarebbero state rilasciate tessere in corrispondenza al loro numero per il libero parcheggio nell’area alle spalle del comune. La distribuzione dei pass non sarebbe però stata equa, perché uno di loro sarebbe titolare di 3 pass per altrettante auto, con la possibilità di piazzare due diversi mezzi su tutta l’area urbana. Restano quindi i dipendenti. I dirigenti di settore, ovviamente, hanno goduto del pass illimitato per l’intera mappa urbana. Ma gli organici di ciascuna area amministrativa evidenziano anche in questo caso più targhe “esenti dal pagamento” in corrispondenza di un solo dipendente, poco abituato, probabilmente, a raggiungere l’ufficio a bordo della stessa vettura. Top secret per ora sul nome dei possessori. Ma sarà solo questione di giorni. Il sindaco Andrea Bronzato li pretenderà per iscritto per potarli al magistrato. E convincerlo che sulla gestione “allegra” dei posteggi del palazzo era completamente all’oscuro.

finalmente una buona notizia

il comandante terrin se ne va.
purtroppo la sostituzione non verra' da una risorsa interna, pare infatti che siano ancora turbati quelli che han fatto il corsa in infradito e non riescano piu' a metter gli anfibi.
ma la parte succosa della storia e' come siano i "tempi stretti" per la "risorsa esterna" e allora forse una situazione "transitoria".
ma come al solito insomma, ci si trova all'ultimo, il concorso per farlo bisogna tagliarlo su misura per chi si vuole che vinca nel frattempo in barba a tutto ci sara' un interinale.

da gazzettino.it
A succedere a Lucio Terrin non sarà una risorsa interna. A palazzo Moroni sarebbero già partiti i "consulti" per individuare il successore del Comandante della Polizia municipale che nel 2010 dovrebbe iniziare a godersi la meritata pensione. Il sindaco Flavio Zanonato starebbe già da qualche settimana vagliando alcune ipotesi per individuare l’uomo (o la donna) che dovrà guidare i Vigili nei prossimi anni. Per il momento l’unica cosa certa è chi non sarà l’erede di Terrin: la sua vice Maria Luisa Ferretti.
L’indirizzo sarebbe infatti quello di attingere ad una "risorsa esterna", magari da inserire in organico previa concorso. Dati i tempi strettissimi per una scelta così strategica per l’amministrazione, non è escluso che il sindaco, in attesa di bandire il concorso, opti per una "figura di transizione" che resti alla guida della Polizia municipale solo per qualche mese. Poi, con tutta la calma del caso, Zanonato potrebbe individuare la figura più adatta a ricoprire un ruolo, complice anche i nuovi poteri conferiti dal decreto Maroni, che nei prossimi anni potrebbe assumere un peso sempre maggiore nel governo della città. I giochi sono ancora apertissimi, anche se c’è chi giura che qualche nome nell’agendina del sindaco sia già stato appuntato.

servira' a qualcosa?

chi lo sa.

Domenica 29 Novembre 2009, Debutto con il botto per "Padova della Libertà con Rocco Bordin". A tre giorni dalla presentazione ufficiale della sua nuova associazione, il consigliere comunale del Pdl supera la "prova del fuoco" della piazza. «In poche ore con tre banchetti, uno in piazza delle Erbe, un altro in via Emanuele Filiberto e un altro ancora all’Arcella – dice Bordin – abbiamo raccolto oltre 400 adesioni». Il prossimo appuntamento è invece per il 9 dicembre alla Fornace Carotta. «Questo interesse – aggiunge l’esponente pidiellino – è la dimostrazione che la gente ha voglia di un altro modo di fare politica, che vuole gente che ci metta la propria faccia».

corsi di formazione (2)

continua la polemica sullo spreco ingiustificabile del comune

da gazzettino.it

Domenica 29 Novembre 2009, «Non trovano i soldi per pagare i buoni pasto, in compenso fanno saltar fuori 20 mila euro per travestire i dirigenti da dame e cavalieri». Va giù duro la capogruppo leghista Mariella Mazzetto dopo aver letto sul Gazzettino la notizia del corso organizzato dal Comune in collaborazione con la società Salef: un corso che ha visti impegnati una quarantina di dirigenti e capi settore di palazzo Moroni per un’intera giornata al castello del Catajo con tanto di recita in costume medievale e prove di canto. Il tutto per la modica cifra di 19.400 euro. «Sinceramente c’è da rimanere allibiti – rincara la dose l’esponente del Carroccio – lo stesso giorno che l’assessore ai Tributi Umberto Zampieri si straccia le vesti perché il Governo non fa più pagare l’Ici, scopriamo che Zanonato e la sua giunta pagano 20 mila euro per una carnevalata. Come se non bastasse scopriamo che Piron rifiuta la mensa ad un bambino di 5 anni perché la madre non è in grado di pagare 450 euro».
Sulla stessa lunghezza d’onda è anche il capogruppo pidiellino Alberto Salmaso: «Sono cose che indignano profondamente. In tempi di austerity come questi dove si taglia sul sociale, non ci si vergogna nemmeno un po’ a spendere migliaia di euro per queste buffonate. Il sindaco farebbe meglio a ripensare a molti dei suoi capitoli di spesa invece di prendersela un giorno si e l’altro pure con il governo che affamerebbe le amministrazioni locali».
Impostato alla prudenza è invece il commento del capogruppo del Partito democratico Gianni Berno: «Sinceramente non conosco i termini della questione. Prima di commentare voglio documentarmi, altrimenti rischierei di dire cose inesatte».
Chi invece non ha nessuna remora a "chiosare" il corso «dame e cavalieri» è il consigliere del Popolo della libertà Antonio Foresta. «Ormai siamo al circo – tuona l’esponente pidiellino - . Ancora una volta abbiamo la dimostrazione che Zanonato ha rinunciato a governare, naviga a vista e non ha più il controllo della macchina che governa palazzo Moroni. È evidente che al sindaco, non potendo più essere rieletto non importa più nulla del governo della città quindi, a partire dai dirigenti, ognuno fa quel che vuole. In compenso Zanonato non ha rinunciato ad elargire contributi a pioggia a tutte le associazioni di immigrati che ne fanno richiesta. Da questo punto di vista mi pare stia sostituendo in modo egregio l’ex assessore Ruffini». «Con la trovata delle dame e dei cavalieri – chiosa la Mazzetto – Padova si mette alla stregua della Regione Sicilia dove i corsi fantasma sono all’ordine del giorno. La cosa triste è che a pagare sono sempre e solo i padovani».

mi sembran tanti soldi

mah... in sto caso vermaente la ragione e' difficile da capire, le cifre son cosi' alte pe rpochi metri di cavalcavia, le giustificazioni tengono?

da gazzettino.it

(M.G.) Le parti sono molto distanti, adesso sappiamo anche che la cifra è ancora più alta di quanto pensavamo. Conteggiando anche le ultime spese il Consorzio Consta ha chiesto al Comune 27 milioni di euro in più per maggiori costi nella costruzione del cavalcavia Sarpi-Dalmazia. Più ancora dei 23 che si sapeva essere la richiesta fino a qualche giorno fa.
Il cavalcavia era costato fino ad oggi 16 milioni di euro e mai, nella storia recente degli appalti, una ditta si era vista costretta ad alzare il prezzo finale per una cifra così alta. Una cifra che è il frutto di un lavoro straordinario di bonifica sia nella zona intorno al cavalcavia che nella struttura stessa, contando anche una palificazione sofisticata che non andasse a intaccare le falde sotterranee. Le "impreviste gravi difficoltà" incontrate per l’altissimo inquinamento del terreno hanno richiesto infatti pali speciali di fondazione per impedire che si diffondesse durante la costruzione.
Insomma, per il Consorzio le spese ci sono tutte. Sappiamo com’è andata. È stata nominata una speciale commissione fatta da tre esperti, uno del comune, uno della ditta e uno "terzo" per cercare un accordo che era stato trovato, anche se al momento della firma dell’atto il rappresentante dell’amministrazione non aveva firmato.
Oggi possiamo dirvi che la somma prevista era 5milioni e 684mila euro, una cifra del tutto in linea con lo "storico" di queste situazioni dove di solito la ditta costruttrice porta a casa il 20 per cento di quello che chiede.
Ebbene, da quanto abbiamo appreso in Comune, l’amministrazione non ha intenzione di pagare nemmeno un soldo. Non si capisce allora come mai abbia avvalorato la presenza di un suo rappresentante nella Commissione e dunque garantito che alla fine ne avrebbe rispettato il responso. Nella Commissione infatti sono state illustrate e valutate tutte le prove tecniche che stanno alla base delle richieste.
La circostanza interessante è che al momento attuale siamo nella situazione che, sia la Giunta che la ditta, devono fare propria la proposta emersa dalla commissione entro un tempo preciso, circa 30 giorni. Al termine non ci sarà altra strada che procedere attraverso una causa. Il Comune nei confronti della ditta e questa nei confronti del Comune.
Una situazione intricata che è cominciata in un momento preciso. I rapporti si sono avvelenati quando il Comune tempo fa ha bocciato la proposta del secondo aumento di prezzo, giustificato per i costi della bonifica del terreno, dicendo all’azienda: ti dò un milione di euro in più e basta. E "ordinando" nel contempo al Consorzio di procedere.

troppi ribassi. Se ne sono accorti

e alla fine il CONI boccia il palazzetto e si comincia a parlare dei troppi ribassi.

da gazzettino.it

Mazzei: «Troppi ribassi
E i comuni non vigilano»

Domenica 29 Novembre 2009,
All’inizio fu il viadotto di Padova Est. Che aprì la strada, perché poi l’eccezione divenne prassi. Consuetudine ripetuta nella costruzione di tutte le grandi opere che si sono realizzate in città: dal centro culturale San Gaetano al Palasport San Lazzaro passando per il cavalcaferrovia Sarpi-Dalmazia, appena inaugurato, e terminando con il Ponte Verde, che collegherà la Fiera con l’Arcella, e il cui cantiere è stato aperto da pochi mesi. Le opere vanno in appalto, la gara viene vinta al massimo ribasso, ma lo “sconto” poi però ritorna sempre. Come? Con perizie suppletive alle quali seguono varianti con adeguamento prezzi e l’inserimento di nuovi lavori imprevisti. E non è tutto, perché a questo magari si aggiungono anche i contenziosi (vedi Padova Est) o le commissioni per l’accordo bonario, come nel caso del viadotto Sarpi-Dalmazia, in cui l’impresa costruttrice iscrive riserve per 23milioni di euro, praticamente la spesa per la realizzazione di un altro cavalcavia considerato che l’importo previsto per costruirlo ex novo era stato, appunto, di 23milioni di euro. E così si scopre, in corso d’opera, che nel progetto definitivo andato in gara per l’appalto manca sempre qualcosa: dalla terra, nel caso del Ponte Verde: 67mila metri cubi su cui appoggiare le rampe del viadotto, ai lavori per la contro soffittatura del Palasport San Lazzaro, o alle tante e innumerevoli mancanze del Sarpi-Dalmazia che oltre alle due perizie in corso d’opera si è poi aggiunta anche la commissione per l’accordo bonario. Nel caso del San Gaetano le varianti furono sei, mentre il Palasport San Lazzaro è lievitato, in pochi mesi, di circa 800mila euro, e il Ponte Verde, ancora prima di aprire il cantiere, di 3,3milioni di euro. Il Sarpi-Dalmazia – messo a bilancio per 23milioni e 328mila euro con l’appalto vinto alla cifra di 10milioni 279mila euro più iva – alla fine è costato oltre 16milioni di euro, e ancora mancano i milioni della commissione per l’accordo bonario. Ma allora cosa succede ai grandi appalti padovani? È evidente come le variabili, ad un certo punto, mettano in crisi il sistema. Ma per quale motivo? Di chi sono le responsabilità? E chi se le assume?
“E’ anni che sosteniamo la necessità di progetti effettivamente esecutivi – dice l’ingegner Filippo Mazzei, vice presidente dei Costruttori padovani e vice presidente della Commissione Lavori pubblici di Ance Veneto – Mi sembra di poter dire che nei casi elencati, per varie e diverse ragioni, ci troviamo di fronte a progetti che di esecutivo hanno solo il nome. Trovo inoltre assolutamente inadeguato il metodo con cui l’amministrazione comunale applica l’istituto della “validazione””. Che l’ingegnere poi spiega: “Validare un progetto significa certificarne l’esecutività. Si tratta quindi di una responsabilità vera e di una verifica profonda. E allora: o questa verifica si fa in maniera efficace oppure, predisposta solo a livello formale, è inutile”. Ma lo sguardo del vice presidente dei Costruttori padovani si sposta anche sul “sistema” appalti: “Credo che su tutto quanto si sta verificando pesi oltremisura il sistema di aggiudicazione al massimo ribasso. La crisi economica ha spinto il limite della competitività oltre la soglia della lecita concorrenza. Molte aziende propongono ribassi privi di fondamento reale a fronte della necessità di poter vantare un portafoglio ordini capace di sostenere l’esposizione bancaria o coprire, nel breve periodo, eventuali debiti”.
“E purtroppo – continua Filippo Mazzei – le amministrazioni pubbliche non sempre hanno le competenze per distinguere un’offerta sostenibile da un puro azzardo. O se anche le hanno, la prospettiva di un risparmio prevale sulla consapevolezza che l’opera non rispetterà i tempi previsti, che le riserve apriranno contenziosi di lungo periodo e che le varianti assorbiranno qualsiasi ribasso d’asta accantonato”. Da qui la proposta: “Urge una razionalizzazione del mercato favorendo le imprese locali nelle procedure negoziate, alzandone la soglia fino a 1milione di euro, e riproponendo un metodo di aggiudicazione che non favorisca un’insostenibile rincorsa al ribasso privo di reali sconti”. Anche perché, dati i precedenti, quante varianti e riserve serviranno prima di arrivare alla conclusione dell’Auditorium di Kada per il quale si parla di un pezzo di almeno 50milioni di euro?
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Il Coni ha bocciato il lifting del palasport S.Lazzaro. La Commissione Impianti Sportivi del massimo organo sportivo italiano non ha concesso l’omologazione per le attività sportive alla struttura che il Comune sta riammodernando da mesi con una spesa che lievita come le torte nel forno. In pratica se dovesse essere pronto oggi per il Coni non ci entrerebbe nessuno, neanche per giocare a... dama.
Un "incidente" al quale il Comune sta cercando di porre rimedio, ripresentando una nuova richiesta che obbedisca alle prescrizioni ma che getta altre perplessità su come è stata gestita tutta la faccenda del "restauro".
Ci mancava infatti anche questa, oltre agli aumenti che dal dicembre del 2008 sono stati prodotti dalla ditta costruttrice, il Consorzio Consta, quando si è resa conto che ai costi dell’appalto non ci stava dentro. Così da 2 milioni e mezzo di euro siamo già a 3 milioni e 300mila. Tutto questo su un progetto definitivo curato dal Comune che avrebbe dovuto avere un grado di precisione tale da non richiedere un euro in più da parte della ditta. Precisiamo, per dirla tutta, che l’assessore allo Sport, Sinigaglia, ha sempre affermato che «l’aumento dei costi è legato a migliorie tecniche che abbiamo voluto noi, investendoci i soldi che avevamo risparmiato col ribasso d’asta».
In quello stesso progetto c’erano delle prescrizioni a cui obbedire, ad esempio quelle dei Vigili del Fuoco e all’Usl. Nessuno però si è preso la briga, con il progetto in mano, e prima di fare l’opera, di chiedere il parere del Coni nazionale. Lo diciamo perché quello del Coni provinciale era stato richiesto, tanto è vero che i lavori erano lievitati di altri 800mila euro su base d’asta perché l’organismo provinciale aveva eccepito che mancava il potenziamento di servizi fondamentali, come gli spogliatoi. E il Comune aveva inserito, oltre al bando per il restauro, ulteriori bandi per le "opere complementari" ovvero una centrale termica potenziata e gli spogliatoi, oper che sono state di recente appaltate.
Però quando la commissione Sicurezza impianti sportivi di Padova ha mandato il suo carteggio completo a Roma per l’approvazione e lì sono arrivati tutti i documenti prodotti dal Comune, il Coni ha fermato tutto. Non già, sembra di capire, per problemi infrastrutturali dell’opera, ma per una questione quasi lapalissiana, riassunta con questo termine: "smaltimento". Ovvero non ci sono strade per entrare e uscire dal palasport in modo adeguato. Insomma ha fatto capire al Comune che non basta fare un bel recupero dello "scatolone" ma bisogna curare anche il resto. Tutti sanno infatti, per esperienza propria, quanto sia problematico andare a seguire un concerto o una partita, oppure trovarsi per caso in quel punto quando il pubblico sta arrivando o uscendo in auto dal palasport.
Il Comune per avere il sì del Coni dovrà come minimo presentare un progetto aggiuntivo, magari prevedendo un’altra strada per lo "smaltimento" e questo non farebbe altro che far lievitare ancora di più i costi. Che per adesso sono aumentati di 200 euro, più 3 per le spese di commissione. È quando costa ripresentare la richiesta di parere a Coni Servizi spa.

percorsi rock

dai, era meglio rock e lento, che ghepardo e tartaruga.
Ma la parte ridicola e' che sono seri quando fanno queste elucubrazioni.
Poi pero' individuano 3 percorsi "alternativi" ma se leggi son solo due, infatti il primo e il terzo sono lo stesso.
poi leggi bene e, insomma, si capisce che e' solo fumo negli occhi.

da gazzettino.it

Sabato 28 Novembre 2009, In attesa che scatti l’ora X fissata per le sette di sabato 5 dicembre, il settore Mobilità corre ai ripari. Conscio che lo sbarco all’Arcella del tram potrebbe creare non pochi problemi alla viabilità, il vice sindaco Ivo Rossi in questi giorni ha passato moltissime ore con i tecnici del suo settore per individuare alcune modifiche alla circolazione. Per questo l’assessore alla Mobilità e il suo staff stanno lavorando su due fronti: da una parte alcune modifiche "strutturali" sul nodo via Toti, via Annibale da Bassano e via Buonarroti, dall’altro la creazione di alcuni percorsi alternativi che inducano gli automobilisti in arrivo da Pontevigodarzere a non attraversare via Reni e via Aspetti per raggiungere il centro. A breve poi nelle aree attorno al Borgomagno, al Sarpi-Dalmazia e al capolinea nord del tram, faranno la loro comparsa alcuni manifesti: con l’immagine del ghepardo si indicheranno i percorsi più rapidi, mentre con quella della tartaruga i tragitti a rischio traffico (inizialmente si erano ipotizzati percorsi rock e lenti).
«Per agevolare il traffico che dalla rotonda del Borgomagno è diretto verso via Annibale Da Bassano, verrà eliminato il semaforo tra via Toti e via Buonarroti - spiega Rossi – Da via Avanzo e da via Da Bassano non sarà invece più possibile accedere al Borgomagno. Questo potrà avvenire grazie alla creazione di una corsia preferenziale che dall’incrocio con via Buonarroti arriverà fino alla rotonda ai piedi dei cavalcavia».
Tre sono invece i percorsi ideati per decongestionare l’asse Aspetti- Reni. Il primo prevede che dalla rotonda di Pontevigodarzere si raggiunga via del Plebiscito, si arrivi al cavalcavia di via Grassi, s’imbocchi via Gramsci per poi arrivare in viale della Pace. La seconda ipotesi suggerisce sempre la partenza dal rondò di Pontevigodarzere per poi salire sulla tangenziale nord, arrivare in corso Australia, infilarsi in via Po, immettersi sul cavalcavia Camerini, per sbucare infine sul Dalmazia- Sarpi. Il percorso numero tre è rivolto agli utilizzatori della tangenziale Nord che possono così raggiungere, attraverso corso Australia e via Po, il cavalcavia Camerini per poi imboccare via Annibale da Bassano, arrivare in via Avanzo, salire sul cavalcavia Grassi e, attraverso via Gramsci, arrivare in fiera.

corsi di fomazione?

rimango senza parole.

da gazzettino.it

Sabato 28 Novembre 2009, Li hanno accolti chi vestita da damigella, chi vestito da armigero, chi da cortigiano. Del resto erano o no dentro a un castello? Ci voleva l’ambientazione. Poi hanno fatto delle scenette di cabaret alla fine hanno preparato un coro sull’aria del "Va pensiero": con buona intonazione, segno che il lavoro c’era stato.
Non era una festa, bensì un corso di formazione. Rivolto ai dirigenti del Comune, ovvero gente da 80mila euro lordi l’anno di media, che governa settori Fondamentali: dall’Edilizia agli Appalti, dal Sociale al Verde, dallo Sport alla Mobilità.
Il Corso si inserisce nella filosofia "spaesante" che il Comune ha messo in campo in collaborazione con la società Salef. Ovvero si creano situazioni particolari, in cui il paradosso è smontare ciò che si è sempre stati per mettersi in gioco e ricreare spirito di gruppo su altre basi. Le modalità sono singolari. Il clou lo abbiamo raccontato qualche settimana fa quando qualche decina di ispettori e comandanti della Polizia Municipale sono andati per due giorni a Milano dove, tra l’altro, hanno finto di chiedere l’elemosina. Costo 70mila euro.
In Primavera invece un altro corso per dirigenti aveva impegnato personale che era andato a Venezia dove era stato impegnato a chiedere gratuitamente maschere di carnevale.
Questa volta è andata diversamente. Teatro il castello del Catajo, affittato per l’occasione, circa una quarantina di dirigenti del Comune (sui sessanta in pianta) hanno passato una giornata particolare. "Allo scopo di implementare l’attitudine collaborativa e di integrazione" e per "migliorare il senso di appartenenza e di gruppo".
I dirigenti non sono andati tutti. Qualcuno era impegnato, altri si sono defilati. Coloro che hanno accettato sono stati divisi in tre gruppi. Il primo è diventato "costumista", nel senso che con il cartone e altri materiali ha dovuto fare ad esempio spada e corazza all’armigero. Altri si sono adattati per costruire l’abito dei castellani. C’era anche il giullare ma quello per fortuna era un operatore della società interessata e si è arrangiato.
Tutto questo in verità era una preparazione all’"accoglienza". Nel tardo pomeriggio infatti sono arrivati i "PO", termine tecnico che indica personale con "posizione organizzativa". Nella vita sono i sottoposti dei dirigenti, ovvero quadri intermedi a cui è stata assegnata una certa responsabilità. Il motivo era, per i dirigenti, svestire i panni della formalità e del comando e creare insieme situazioni diverse dall’ordinario nelle quali misuraee flessibilità ed eclettismo. Il pubblico erano i "PO". Pare che pure il secondo gruppo di dirigenti, ovvero gli "attori" se la sia cavata egregiamente. Ma la verà sorpresa sono stati i cantanti, ovvero il terzo gruppo. Che ha fatto le prove ed alla sera ha stupito i presenti con una magistrale interpretazione di "Va’ Pensiero". Il tutto è costato una giornata di lavoro e 19.400 euro pagati alla società organizzatrice.

lunedì 23 novembre 2009

serie D

non basta piu' ora definirsi cittadini di serie B per sipegare l'ateggiamento del sindaco muratore nei confronti dei cittadini di Padove, son tutti infatti ALMENo di serie B, anche il cnetro.
allro aecco le seire minori, fino alla D

da gazzettino.it
(M. B.) «La nostra è una zona completamente abbandonata a sé stessa. E la responsabilità non è certo delle forze dell’ordine, che il loro lavoro lo svolgono quotidianamente in maniera egregia anche andando incontro a rischi enormi, ma dell’amministrazione comunale che ci ha dimenticati. Per Palazzo Moroni facciamo parte della Padova di serie “D”, dove i pusher sono assoluti padroni delle nostre strade». Maurizio Meridi, presidente dell’associazione Sos Padova dopo un lungo silenzio torna a far sentire la sua voce. E lo fa forte anche delle parole usate dall’assistente capo della Polfer, Fulvio Miotti, che si è schierato al fianco dei residenti e del comitato denunciando l’emergenza spaccio che si continua a vivere in via Bixio-Cairoli e attorno al Borgomagno.
«E spiego anche perché diamo completa responsabilità delle condizioni in cui viviamo al Comune – riprende Maurizio Meridi – . In questi anni non si è fatto nulla per far rivivere il quartiere con attività mirate e gestite magari da persone italiane. Si è lasciato tutto allo sbando preferendo investire soldi in inutili “boulevard” o in rifacimenti più o meno discutibili di piazze o strade. Che non servono a nulla».
«Qui, dalle cinque del pomeriggio in poi – riprende il presidente di Sos Padova – è terra di nessuno. Ci sono solo bazar o kebab, incastonati però in strade bellissime, che servono agli spacciatori per attirare meglio i loro clienti».
Pensieri e parole che condivide anche Chiara Stecca, titolare con la sorella, del Mio Bar di piazzale stazione. «Ormai non abbiamo più parole per descrivere il disagio in cui viviamo – attacca la commerciante – E’ una schifezza unica. Che ci lascia allibite. Con la chiusura, a dicembre, di Renato autoradio, diverremo poi l’ultimo esercizio italiano rimasto nella zona». Che a questo punto terrà compagnia all’ultimo residente italiano di via Cairoli, l’ingegnere Marco Trevisa, che nonostante tutto continua a mantenere alto il suo tricolore nel fortino della sua casa nel crocevia del degrado. E il diagio lo avvertono anche i viaggiatori. Stazione a rischio, anche sui treni. Soprattutto di notte, quando gli sportelli chiudono e il viavai dei viaggiatori si dirada. Una zona franca, è stata la denuncia di molti che hanno sollecitato nei mesi scorsi più controlli, dentro e fuori la stazione.

formazione (???) dei vigili (2)

altro che corsi di mendicante a milano strapagati dal comune, quei soldi spesi cosi' "oculatamente" forse potevano essereinvestiti in formazione VERA, autodifesa magari, per i vigili e poi mettere gli stessi vigili formati a presidiare certezone CALDE.
invece no, il vigile, da buon dipende pubblico, cerca di fare il meno possibile e ottenere il massimo, quindi multe a raffica quando ci son le fiere, ma poi gli altri 355 giorni dell'anno nel mio quartiere, proprio dietro al fiera, le macchine possono percorrere le strade contromano, ingombrare passi carrai o parcheggiarsi sugli incroci, per non parlar dei ragazzi che spacciano tranquilli agli angoli delle strade.
Grazie sindaco sceriffo muratore.

LA SICUREZZA E L’ILLUSIONEDELL’EMERGENZA
La sicurezza è o no un’emergenza? Sembrerebbe di no, dal momento che quando un problema viene soffocato da un’alluvione di parole e usato come un’arma politica significa che non è urgente: se lo fosse, non si perderebbe tempo in chiacchiere. Eppure le cronache registrano ogni giorno vicende che hanno a che fare con la sicurezza, e che in alcuni casi hanno contorni surreali.
Prendiamo ad esempio ciò che è accaduto questa settimana nei dintorni della stazione ferroviaria di Padova: un nigeriano è stato arrestato martedì mentre spacciava droga, e quattro giorni dopo era di nuovo al suo posto di "lavoro", come se niente fosse. Un poliziotto gli si è avvicinato per rimettergli le manette e lo spacciatore ha reagito riempiendolo di botte al punto da mandarlo all’ospedale, spalleggiato da un gruppo di sodali che hanno tentato di liberarlo: tentativo vanificato dall’arrivo di rinforzi di Polizia.
È normale tutto ciò? È una situazione alla quale dobbiamo fare il callo? Attenzione: non stiamo parlando della presenza dello spacciatore. I delinquenti ci sono sempre stati, e ci saranno in futuro. No, stiamo parlando del fatto che un farabutto matricolato ha la consapevolezza della sostanziale impunità, e si fa forte di questo. Non si spiega altrimenti il fatto che quattro giorni dopo l’arresto fosse tranquillamente di nuovo al suo posto di spaccio.
E di chi è la responsabilità? Dei sindaci che con frettolosa presunzione battezziamo "sceriffi" ma che al massimo possono organizzare pattuglie di vigili urbani che poi finiscono per concentrarsi più sulle auto in divieto di sosta?
Si è speso un anno per discutere e litigare sulle ronde. Risultato: le ronde di fatto non esistono, e anche se esistessero non potrebbero far fronte a situazioni come quella della stazione di Padova. Sia chi le ha proposte, sia chi le ha avversate ha investito il tempo in discussioni, alla prova dei fatti, inutili. Come se la sicurezza non fosse, appunto, un’emergenza. Sarebbe stato più produttivo discutere su come mettere la giustizia nell’impossibilità di concedere la libertà a uno spacciatore dopo tre giorni. Ma a quel punto, addio emergenza e titoli sui giornali.
Ario Gervasutti

lunedì 16 novembre 2009

neanche il tempo di festeggiare...

neanche il tempo di festeggiare l'apertura del cavalcavia Dalmazia che gia' si preannunciano tuoni di guerra.
e vai allora di commissioni inutili (visto che non approdano a nulla, non per preconcetto) di segreti sui costi (visto che son soldi pubblici) e altre amenita' da dilettanti allo sbaraglio, con l'aggravante che zanonato e' da oltre 20 anni ai vertici di questa citta', e quindi non di dilettante si puo' parlare.

da gazzettino.it

Lunedì 16 Novembre 2009, Rischia di finire in tribunale la vicenda che oppone il Comune al Consorzio che ha costruito il nuovo cavalcavia Dalmazia e che ha costretto l’amministrazione a ben due rialzi sul prezzo pattuito, oggi arrivato a 16 milioni, fino alla sorpresa finale: la richiesta di saldarne altri 23 in più per spese non previste incontrate durante il tragitto.
Il Comune ha varato una commissione composta da tre esperti per cercare un accordo ila euro) dei cui risultati nessuno fino ad oggi sa nulla come se si trattasse del terzo segreto di Fatima e non di soldi pubblici. Sembra però che la Commissione abbia esaurito il suo compito ma senza raggiungere un accordo, tanto che il rappresentante del Comune, l’ingegner Castellani, non avrebbe firmato il documento finale. Dall’altra parte il Consorzio Consta avrebbe messo già le carte in tavola. Le "impreviste gravi difficoltà" incontrate per l’altissimo inquinamento del terreno che ha richiesto pali speciali di fondazione per impedire che si diffondesse nelle varie falde durante la costruzione varrebbero per il Consorzio almeno 5 milioni di euro, ovvero il 20 per cento della richiesta, in linea con quanto avviene "storicamente" in questi casi.
Ebbene, il Comune ha risposto all’azienda che non se ne parla nemmeno, non verserà nemmeno un soldo e anzi se la ditta procederà nel contenzioso si difenderà in tribunale pretendendo di sottoporre i lavori a perizie giurate per sapere l’esatto ammontare del costo. Insomma si annuncia una lunga battaglia legale. Una battaglia che è cominciata in un momento preciso. I rapporti si sono avvelenati quando il Comune tempo fa ha bocciato la proposta del secondo aumento di prezzo dicendo all’azienda: ti dò un milione di euro in più e basta. E "ordinando" nel contempo al Consorzio di procedere.
La via d’uscita a questo punto è una sola. L’opera non è finita, mancano due bretelle di collegamento. Quella che dal distributore Tamoil in via Sarpi correndo lungo i binari finirà fin sotto la rotatoria consentendo di abbandonare il vecchio percorso e allargare il parco delle mura; e quei 500 metri che mancano per collegare le due rotatorie a destra e a sinistra dell’uscita del Cavalcavia dalla parte verso l’Arcella e che toglierebbero tutto il traffico su via Annibale da Bassano. Qualcuno giura che nel bando il secondo stralcio sarebbe già appannaggio della Consta ma questo passaggio non ci è chiaro, si parla genericamente di "cavalcavia e raccordi viari" senza dire quali. Comunque vada attendiamo di vedere chi eseguirà i lavori. Se fosse la Consta, magari in affidamento diretto, un "pagamento in natura" ovvero con un’ulteriore commessa potrebbe essere sufficiente...

soliti metodi

prima i cartelli, poi l'attuazione e solo dopo dicono che parleranno con i residenti, cosi' fan sempre, non si capisce perche' stavolta qualcuno si aspetasse un comportamento diverso, l'arroganza dell'amministrazione ormai dovrebbe essere nota.

da gazzettino.it

Domenica 15 Novembre 2009, Per i residenti di via Vergerio, nel quartiere Santa Rita, la collocazione di un parchimetro a pagamento sulla strada da parte dell’amministrazione comunale, è un’operazione a tradimento. Un blitz inatteso e per loro immotivato.
«Evidentemente hanno piazzato il parchimetro nottetempo», dice Matteo Centro, uno degli abitanti. Afferma che verso le 11 di ieri mattina gli operai di Aps hanno affisso cartelli di divieto di sosta con rimozione in attesa che domani venga dipinta la segnaletica orizzontale blu. La protesta è dovuta soprattutto al fatto che la zona è prevalentemente residenziale e che molte persone nelle loro case non hanno il garage e quindi sono costrette a lasciare l’auto in strada.
«Quale messaggio vuole lanciare l’amministrazione comunale? – prosegue Centro – Forse quello di avvisare che per non prendere la multa si deve uscire di casa prima delle otto di mattina e rientrare dopo le otto di sera? E poi perché tutta l’operazione è scattata sabato quando si sa che negli uffici di Palazzo Moroni non c’è mai nessuno in grado di dare una spiegazione?».
Ma se dal Comune nessuno ha pensato di avvisare i residenti del nuovo parchimetro e di spiegarne il motivo, gli abitanti del rione la causa della decisione l’hanno individuata nella presenza dell’Ufficio delle Entrate che pare essere l’unica vera fonte di traffico della zona, visto che tutti gli altri sono condomini residenziali.
«La soluzione ideale – termina nella sua denuncia Matteo Centro – sarebbe quella di spostare l’ufficio in una zona più idonea, però mi rendo conto che l’operazione è tutt’altro che semplice. Però non è nemmeno giusto intervenire sempre sui parcheggi, e sempre a discapito dei residenti. Forse ogni tanto sarebbe opportuno fermarsi prima di agire o magari fare un passo indietro».

ecche si inventeranno?

tra il serio ed il faceto mi aspetto un altro muro dal nostro interventista suindaco muratore.
ma si dai. Un bel muro che chiuda i cittadini tranquilli e rispettodsi all'interno del solito ghetto.
Perche' finora (c'e' poco da fare e dire) questi scellerati interventi del sindaco ghettizzatore han dato magari qualche frutto a scapito di disagio per i residenti, non certo epr gli spacciatori ed i tossici.

cmq, errare sappiamo essere umano, qui siamo quasi al perseverare, vedremo....

da gazzettino.it

STANGA Rischio di una situazione simile a via Anelli. Nello stesso alloggio vivono anche nove persone
Il Prefetto "avverte" i proprietari
Gli abitanti del quartiere denunciano le speculazioni nel complesso di via De Cristoforis

Domenica 15 Novembre 2009,
La preoccupazione dei residenti della Stanga è forte. Temono infatti che il complesso immobiliare di via De Crisotoforis, un tempo di proprietà dell’Inpdap che l’aveva a sua volta dato in gestione all’Esu, acquistato dalla società immobiliare Alengi di Napoli, possa trasformarsi nel nuovo ed ennesimo ghetto del quartiere. E questo non solo perché le palazzine dell’ex residence Serenissima si trovano a pochi metri dagli appartamenti di via De Cristoforis, ma soprattutto perché la gestione degli alloggi sembra essere sempre più simile a quella di via Anelli.
In alcuni casi sotto allo stesso tetto arrivano a dormire sino a nove persone, che pagano affitti sproporzionati rispetto ai servizi messi loro a disposizione. La situazione, oltre ad essere stata segnalata dai rappresentanti del comitato Stanga, è stata verificata anche dalle forze dell’ordine nel corso dell’ultimo blitz effettuato nel quartiere, tanto che della vicenda ora si occuperà il prefetto Ennio Sodano. Che nei prossimi giorni incontrerà i soci dell’immobiliare partenopea, della quale pare faccia parte anche qualche noto professionista padovano, per chiedere spiegazioni sulle modalità di gestione – affidata ad un agente immobiliare albanese - degli appartamenti di via De Cristoforis di cui il presidente del comitato Stanga, Paolo Manfrin, ha tra l’altro chiesto la confisca.
«Non è più possibile accettare determinate speculazioni – attacca Manfrin – Il nostro quartiere ha già pagato abbastanza il degrado creato dall’ex Serenissima, ora siamo stanchi. Non è possibile non avere mai pace».
«Certi speculatori – denuncia il presidente del comitato Stanga – sono senza scrupoli. A loro interessa solo fare soldi senza però preoccuparsi delle ricadute che le loro scelte possono avere in quell’area della città. Queste persone e i loro interessi rappresentano il lato oscuro di Padova».

l'inutilita' elevata a mestiere

lo steward sul tram, il quale "ovviamente" non avra' alcun potere verso chi si rifiutera' di obliterare il titolo di viaggio.
ma.... OVVIAMENTE????

ebbene e' ovvio signori, anzi, a detta di rossi, EVIDENTE!!!.

Non credo sarebbe difficile pensare che mettendo un bigliettajo fisso si pottrebbe pensare di un incasso superiore al costo del bigliettaio, ma tant'e', la soluzione piu' smeplice nonpermette sprechi e ridicoli nuovi impieghi.

da gazzettino.it

Sabato 14 Novembre 2009, Si torna all’antico: a salire in tram ora sono i bigliettai. Figure ormai inghiottite dall’oblio del tempo, come il lustrascarpe, l’arrotino, il bottaio o lo spazzacamino. Mestieri che parevano ormai destinati a vivere solo nei ricordi di chi ormai ha i capelli color argento. A volte però ritornano. Da lunedì prossimo a salire sul serpentone blu saranno gli "assistenti di viaggio" che, oltre a svolgere attività di customer satisfaction (in pratica verrà testato tra i passeggeri il grado di soddisfazione del servizio) per 10 giorni diventeranno dei veri e propri bigliettai.
«Si tratta di personale appositamente preparato e addestrato - spiega in una nota Aps Holding -, che, con funzione di "steward", sarà presente su tutte le corse del tram per vendere il biglietto a chi ne fosse sprovvisto, agevolare i passeggeri all’uso del trasporto pubblico, fornire ogni utile informazione – anche relativamente al nuovo assetto della rete – e porre qualche semplice domanda che servirà a migliorare il servizio offerto».
Il costo del biglietto venduto a bordo avrà una tariffa maggiorata rispetto a quella applicata dalle rivendite sul territorio. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con il Cescot Veneto, che già questa estate ha lanciato la figura dello "steward urbano" nel centro storico: personale destinato a facilitare i turisti, italiani e stranieri, nell’"uso" della città.
Gli "assistenti", di diverse nazionalità, saranno facilmente riconoscibili dalle apposite pettorine identificative. «Mi pare una buona iniziativa anche per educare l’utenza al pagamento del biglietto - spiega l’assessore alla Mobilità Ivo Rossi -. È evidente che questi "bigliettai" dalla loro non hanno nessuno strumento per obbligare i portoghesi a munirsi di titolo di viaggio». «Allo stesso tempo però – dice ancora il vice sindaco - queste figure potrebbero avere una funzione educativa. È chiaro che, se una persona perbene si trova senza biglietto e questo gli viene offerto, molto difficilmente eviterà di acquistarlo. Gli steward sono anche importanti per individuare le criticità del servizio che offriamo all’utenza solo in questo modo possiamo migliorare l’offerta con cui ci proponiamo alle migliaia di padovani, e non solo, che ogni giorno si affidano al trasporto pubblico».

venerdì 13 novembre 2009

caro carrai

mi fa quasi tenerezza, tutti se la prendono con lui, ma chi e' causa il suo mal...

dallle lettere al Gazzettino

CARO ASSESSORE,
STAZIONE OFF LIMITS
Alla redazione del Gazzettino, voglio esprimere tutto il mio sostegno all'ing. Marco Trevisan, il quale afferma senz'altro la verità quando denuncia la situazione di assoluto degrado che persiste da anni nella zona prossima alla stazione, come chiunque può constatare personalmente facendo, a proprio rischio, una passeggiata dalle ore 20 in poi per via Tommaseo o via Bixio. Gentile assessore Carrai, sappia che noi tutti cittadini meno agiati di lei, che si trovano a passare a piedi e senza auto blu per certe vie di Padova, conoscono bene la situazione e sono consapevoli che lei mente e nega l'evidenza, per cui la smetta di fare campagna elettorale e di attaccare gli onesti cittadini che denunciano la situazione, e cerchi piuttosto di fare il suo lavoro altrettanto onestamente. Da un elettore del centro sinistra che mai sosterrebbe una giunta come quella di Zanonato.
A.S.

da che parte sta la ruffini?

se lo chiedono con un filino di ritardo anche i gli alleati del sindaco muratore che hanno mercanteggiato dopo le elezioni i posti in poltrona, son veramente le meraviglie degli ingenui o ci fanno?

da gazzettino.it
Venerdì 13 Novembre 2009, «Purtroppo non ci eravamo sbagliati». Gian Battista Di Masi spalanca le braccia, fa un respiro profondo e spara: «La nostre perplessità sulla nomina di Daniela Ruffini alla guida del consiglio comunale si sono rivelate fondatissime». Il capogruppo dell’Italia dell’Italia dei Valori ha ancora negli occhi le immagini della presidente del parlamentino di palazzo Moroni che un paio di settimane fa, durante la seduta sull’approvazione del Piano Casa, invece di dirigere i lavori dell’assemblea ha preferito il rimanere tra i consiglieri e svolgere fino in fondo il suo "mandato" di capogruppo di Rifondazione comunista. Una fedeltà al mandato culminata con il voto contrario al Piano proposto dalla sua stessa maggioranza. «Purtroppo Daniela ha assunto da subito un atteggiamento non accettabile che ha dato luogo ad un cortocircuito politico-istituzionale» rincara la dose il consigliere dell’Idv.
Iniziamo allora dal fronte politico. «La presidente del Consiglio e il suo partito devono capire che fanno parte di una maggioranza e che non possono smarcarsi sempre pur di avere visibilità. Vogliamo parlare di cosa è successo con il campo nomadi?». Parliamone. «Sull’area di via Bassette nel Pd era in atto una dialettica piuttosto delicata sull’opportunità o meno di sgomberare l’area e Rifondazione cosa fa? Porta in Comune i nomadi per una conferenza stampa, francamente paradossale».
C’è poi il problema istituzionale. «Sono rimasto allibito davanti a certi atteggianti del presidente che non pare abbia ancora deciso se dirigere i lavori del consiglio o contestare la sua maggioranza in veste di capogruppo di Rifondazione» rincara la dose Di Masi. A questo punto come se ne esce? «In tutta tranquillità e senza polemiche – conclude l’esponente dipietrista - o la Ruffini prende atto del ruolo che ricopre e agisce di conseguenza, oppure potrebbe aprirsi un problema politico da risolvere assieme a tutta la maggioranza».

martedì 10 novembre 2009

deboli coi forti (Mortise)

et voila'.
il sindaco, e il pdq delle meraviglie si rinnovano nella continuita'.
Non avendo ricette altre se non di chiudere quartieri, far muri, ztl e barricate riescono a far arrabbiare proprio tutti.
da gazzettino.it

Martedì 10 Novembre 2009, (I.S.)Alcuni abitanti del quartiere Mortise chiedono l'apertura dell'ingresso del Parco Farfalle anche da via Bajardi.
«Il cancello di via Bajardi è sempre chiuso -avverte una residente anziana di via Cantele-. Così per entrare noi siamo costretti a fare un lungo percorso o passando dietro il centro commerciale La Corte e sbucando in via Pettinati, oppure facendo il giro di via Plebiscito ed entrando all'altezza della bocciofila. Ma c'è troppo da camminare, così spesso rinunciamo ad andarci».
«Così frequentiamo poco il giardino - dicono gli abianti -. Invece, se ne avessimo la possibilità, ci andremmo volentieri spesso, soprattutto con le belle giornate».

ciabatte o soldi?

tanto perche' il diavolo fa le pentole ma non i coperchi i vigili dicono di aver pochi soldfi in cassa e non poter muovere le macchine. ma non erano appena stati a fare un corso ridicolo per migliaia di euro?

se ne sono accorti anche al gazzettino.it

Martedì 10 Novembre 2009, Ci ha pensato il consigliere del Pdl, Stefano Grigoletto, a movimentare ieri sera uno dei consigli comunali più soporiferi degli ultimi anni. Durante l’ora riservata alla interrogazioni dei consiglieri al sindaco e alla giunta, Grigoletto è stato molto chiaro. «Ho letto dai giornali che le auto comunali non hanno potuto fare carburante perché il Comune si è trovato alle strette in quanto doveva rispettare il Patto di stabilità, così come ha dichiarato un assessore. Ma questa è la stessa Giunta che ha pagato 70mila euro per un corso di formazione dei dirigenti dei Vigili a Milano. Ora vorrei sapere se il corso viene prima delle benzina, ovvero se risparmiando quei soldi magari avremmo potuto evitare tutto questo. Per me la prima priorità è quella di far muovere gli agenti piuttosto che far calzare loro gli infradito. Magari per la Giunta non lo è».
La risposta è stata divisa a metà tra il sindaco e l’assessore alla Polizia municipale, Carrai. Zanonato ha parlato di «un disguido subito riparato» e poi facendo un discorso volutamente ironico ha aggiunto: «Così ci siano avvicinati alle auto della polizia di stato». Carrai ha difeso invece il corso di formazione «che - ha ricordato - è stato banalizzato e distorto. Invece è un corso importante che avrà altri otto incontri di approfondimento. E tutti coloro che l’hanno fatto sono soddisfatti degli input ricevuti».
Per quanto riguarda le tre delibere in discussione a parte il piano urbanistico attuativo di via Rodi, sospeso per ulteriori approfondimenti, le altre due, una sul passaggio ad area a verde pubblico di una zona dello Iov e l’altra su un progetto di riassetto idraulico del Consorzio Bacchiglione Brenta, sono passate senza che neppure un consigliere facesse un intervento. Parziale riscatto si è avuto nell’approvazione all’unanimità della mozione prosentata dal capogruppo del Pdl, Alberto Salmaso, sulle celebrazioni e gli approfondimenti sulla caduta del muro di Berlino.
Meglio dunque dedicarsi ancora una volta alle interrogazioni. Un "brivido" ce lo ha fornito il consigliere Pdl Massimo Giorgetti che dopo aver sentito la richiesta di Paola Lincetto (Pd) inoltrata all’assessore Zampieri perché finalmente il gestore metta l’Adsl alla Mandria e in Paltana, ci ha portato quella che aveva fatto lui il 22 ottobre. «È la stessa, me l’hanno copiata e la mia non l’hanno mai nemmeno discussa».
Per il resto Oreste Terranova ha chiesto all’assessore Sinigaglia che gli anziani possano muoversi gratis sul bus. Risposta. «Ci stiamo pensando ma dovremmo dare all’Aps per mancati guadagni dai 150mila ai 200mila euro. Sono tanti...» Mentre Anna Barzon del Pd ha chiesto all’assessore al Commercio Dalla Vecchia di sollecitare la formazione di un mercato a Camin. Infine la capogruppo della Lega Mariella Mazzetto ha interrogato l’assessore Bortoli sul’aeroporto. Una sfilza di richieste su numerose irregolarità portate alla luce dai Piccoli azionisti che per la consigliera sarebbero emerse nella gestione. Risposta: «Ad oggi non c’è nessun problema. E i piccoli azionisti sono sempre stati sconfitti in tribunale».

lunedì 9 novembre 2009

ingordi

alemnoa me pajono cosi', ingordi, i proprietari dei 200 appartamenti del complesso Serenissima.
Per anni hanno sfruttato immigrati e poveracci affittando appartamenti grandi come scatole a cifre folli.
Io nei primi anni 90 avevo alcuni amici, studenti all'epoca come me, che abitavano presso il complesso di via anelli,e gia' all'epoca erano una minoranza, mi sa che pian piano non ne e' rimasto uno.
Ma gli affitti la' erano folli, ce lo dicono le tante in chieste fatte su via Anelli, e quindi questi han lucrato per anni sulle sofferenze prima degli immigrati, e poi dei loro vicini assediati da prostitute e spacciatori che erano gli unici a poter vivere la'.
ora questi vogliono guadagnarci ancora.
Su una cosa son d'accordo con zanonato, appoggiare l'ASL quando questa ha giustamente stabilito che non fosse sanitariamente consigliabile vivere la'.
E chi se non i proprietari son responsabili dello sfascio?
E ora vogliono guadagnarci ancora?

da gazzettino.it

Matteo Bernardini

Lunedì 9 Novembre 2009,
Ai rappresentanti dei “Piccoli Proprietari” di via Anelli, che detengono ancora la maggioranza degli appartamenti delle sei palazzine sgomberate nel 2007, la scelta di alcuni consiglieri comunali, soprattutto quelli del centro destra, di opporsi all’inserimento dell’area dell’ex Serenissima nel Piano Casa non è andata giù. Infatti i privati, che posseggono circa 200 alloggi dei quasi 300 ospitati nell’ex ghetto oggi chiuso, considerano la nuova legge regionale per l’ampliamento degli immobili un’importante occasione per uscire dall’impasse in cui in questi anni è finito il percorso di riqualificazione del Serenissima.
«Non siamo in grado di valutare la bontà del Piano Casa secondo l’interpretazione data dall’amministrazione comunale – scrivono i Piccoli Proprietari di via Anelli – Il passaggio lo sta esaminando il nostro avvocato e non possiamo ancora dire se saremo costretti a ricorrere nuovamente al Tar. Quello che però possiamo affermare con sicurezza è che il Piano Casa voluto dal Governo e dalla Regione rappresenta un’opportunità insperata e irripetibile per risolvere il brutto pasticcio di via Anelli, che ha fatto e fa soffrire tanti cittadini la cui unica “colpa” è stata quelle di possedere o vivere in un’area destinata a diventare il Centro direzionale del Triveneto».
E qui i privati, che a breve organizzeranno la quinta assemblea cittadina per tornare a parlare della vicenda dell’ex Serenissima, tornano a ricordare un libro “Democrazia Virtuosa” del 1999, in cui già si preconizzavano molti degli avvenimenti che poi hanno interessato la via del muro. E allora i Piccoli Proprietari chiudono rivolgendo ai consiglieri del Pdl che hanno votato contro l’incremento di cubatura in via Anelli tre domande: se pensano che il progetto di riqualificazione complessiva della Stanga, avanzato da un consorzio di imprenditori della zona, e sponsorizzato in campagna elettorale dal sindaco Zanonato sia stato partorito in breve tempo oppure se invece non abbia radici lontane. Se quanto accaduto in via Anelli poteva essere impedito con un’azione di contrasto più forte e più immediata della criminalità al posto di creare un’emergenza, anche abitativa. Infine, se il degrado dell’area non sia stato premeditato proprio per sgomberare i palazzi del Serenissima.

domenica 8 novembre 2009

forti coi deboli (2)

leggo dal gazzettino.it e condividendo intlro

Domenica 8 Novembre 2009, Ieri ho letto la notizia sulle multe severe alle biciclette. Ma voglio raccontare quel che mi è capitato di vivere questa mattina quando , come al solito, mi sono recato al lavoro con la mia Bianchi: campanello luccicante, gomme gonfie, luci in ordine, auricolare per il telefonino.
Durante il tragitto Santa Croce-Stazione ho incontrato nell’ordine. Auto parcheggiate sulla pista ciclabile: 12. SUV parcheggiati sul marciapiede (anche quelli belli alti che vanno di moda adesso, dai quali gli anziani devono praticamente paracadutarsi): 5. Auto allegramente e velocemente contromano sulla corsia preferenziale dell’autobus: 3. Piste ciclabili degne di questo nome: 0,5. Multe: 0.
Devo confessarlo, ho anche visto una mamma con bambino sul seggiolino della bici sul marciapiede (orrore!) in via Costa: strada notoriamente molto sicura per le biciclette. Nel frattempo 2 auto hanno cercato di "stendermi": superandomi e stringendomi tutto contro il marciapiede e svoltando all’improvviso senza mettere la freccia, ovviamente.
La tentazione di andare a lavorare anch’io in auto domani e contribuire quindi, per la mia parte, all’inquinamento della città è forte.
Ma è possibile che qualunque amministrazione, di qualunque colore politico mostri i muscoli e la faccia severa (e usi multe pesanti) nel nome della "sicurezza" solo verso i più inoffensivi, più fragili, meno garantiti mentre per tutti gli altri si chiude sempre un occhio?
Roberto Marinello

sabato 7 novembre 2009

dalle lettere al Gazzettino

leggo e inoltro

CITTADINI
VOCE NEL DESERTO
Padova è una città particolare, governata negli ultimi cinque anni in modo particolare ed anche curioso con lo spartiacque di via Anelli/Bronx (prima, durante e dopo). Prima che esistesse l’insediamento di via Anelli con tutto il suo materiale multietnico, la città di Padova era una realtà cosiddetta normale. Durante la presenza di via Anelli, i problemi di coesistenza con la realtà locale sono sorti e si sono riprodotti in modo esponenziale rispetto ad una presenza cospicua e crescente di extracomunitari irregolari, dediti ad attività non propriamente lecite. Dopo la chiusura di via Anelli, non certamente voluta dall’attuale Amministrazione che viceversa l’aveva creata, le cose sono addirittura peggiorate, in quanto è risultato problematico controllare le centinaia di extracomunitari spalmati sul territorio cittadino.
In queste varie condizioni, l’attuale sindaco cos’ha fatto? Non ha adeguatamente potenziato, come promesso, i controlli sul territorio dislocati nei singoli Quartieri, istituendo dei Comandi/stazione fissi per ogni singola circoscrizione cittadina con almeno venti vigili da anni sbandierati.
È quindi evidente, che l’Amministrazione comunale non è stata in grado né di controllare durante l’esistenza di via Anelli, nè tantomeno disciplinare - dopo la chiusura - l’esodo dal famoso bronx, con chiare responsabilità almeno organizzative per prevenire inevitabili conseguenze criminose sul territorio pagate dai cittadini, i quali malgrado i continui richiami di aiuto e di intervento, sono stati a dir poco ignorati se non sbeffeggiati. Però qualche mese fa, il sindaco ha pensato bene di far partecipare gli ufficiali ed i responsabili della Polizia Municipale di Padova, ad un corso di autostima e di leadership per consentire di acquisire capacità di gestione degli agenti. Tale corso di formazione è costato circa 70.000 euro necessari anche per le spese di partecipazione degli addetti che tra le prove si sono dovuti esibire, così sembra, nelle piazze di Milano in ciabatte a chiedere l’elemosina o qualche aiuto commestibile. È come minimo curioso che per conoscere la vita in strada e le sue problematiche abbiano dovuti recarsi a Milano. Forse a Padova non era possibile anche durante lo svolgimento del proprio servizio?
Oltretutto, con quei 70.000 euro era possibile acquistare strumenti ed attrezzature continuamente richieste ed utili per affrontare adeguatamente la dilagante situazione di insicurezza a Padova. A fronte di ciò, ritengo assolutamente necessario intervenire sulla nostra Polizia Municipale dotando il Corpo in modo cospicuo di uomini, mezzi e strumenti e si spera anche in una migliore organizzazione.
Giuseppe Cagnin

il modo di fare le cose

alcune cose van fatte, ma c'e' modo e modo, com'e' che l'0amministrazione sceglie sempre il piu' discutibile?

da gazzettino.it
Mauro Giacon

Sabato 7 Novembre 2009,
Secondo lei potrebbe essere che quando torna a casa dal lavoro le viene la nausea oppure deve andare in bagno? Le è mai capitato di avere sudorazione improvvisa, svenimenti, difficoltà di addormentarsi a causa del lavoro? Le risposte andavano da: "mai" a "alcune volte in sei mesi", "alcune volte al mese", "una volta alla settimana", "quasi quotidianamente", "quotidianamente", "non posso valutare".
Era una delle 350 domande che sono state sottoposte in quattro turni di test nella sala Anziani del municipio a 1800 dipendenti comunali per sapere se il lavoro li stressa. La domanda vera era questa: "le chiediamo di indicare quale o quali malesseri negli ultimi sei mesi siano comparsi o si sono accentuati per cause secondo lei imputabili a situazioni o condizioni verificatesi in ambito lavorativo". Dentro c’era anche l’opzione: crisi di pianto e arrossamenti cutanei improvvisi.
Siamo di fronte al "QBO", ovvero il questionario sul benessere organizzativo che tutte le imprese devono fare per legge. Dunque non si scappa. Lo Stato ha dato ampia facoltà alle amministrazioni pubbliche di scegliersi il tipo di test. Il Comune, non individuando nell’agenzia statale specifica (la Consip) alcun modello adeguato ha deciso di prendersi il test QBO della Franco Angeli che poi si è offerta anche di fornire 2mila questionari. Il tutto per la cifra di 15mila euro. Ma è emblematico il modo in cui è avvenuto il test. Ogni dipendente ha dovuto lasciare il suo posto di lavoro e perdere minimo due ore per la compilazione. A venti euro di media siamo approssimativamente sui 75mila euro. Il che significa che è costato alla collettività almeno 90mila euro.
Si chiedeva ancora se i superiori si rapportano ai dipendenti rispettandone la dignità, come sono le condizioni igieniche, se al dipendente vengono oassegnati obiettivi motivanti. Ma anche se c’è troppo rumore o se si percepisce il valore degli anziani. E si finiva per chiedere quanti caffé partono al giorno e com’è la propria alimentazione. Fino alla domanda delle domande: quanto si sente soddisfatto della sua attività lavorativa? E della sua vita in generale?

forti coi deboli

ennesima dimostrazione della forza del nostro eroe che vigila sulla sicurezza dei padovani, carrai!

da gazzettino.it
Sabato 7 Novembre 2009, Stava tranquillamente telefonando. E non le è neppure passato per l’anticamera del cervello che, essendo in bicicletta, non poteva transitare continuando a pedalare proprio davanti a un vigile urbano che stava controllando il traffico, senza che costui la sanzionasse.
Conclusione: a una studentessa di vent’anni, che ieri mattina in via Dante non si è fatta scrupolo di proseguire la corsa in sella al suo velocipede nonostante tenesse con una sola mano il manubrio perché nell’altra stringeva il cellulare, un agente della Polizia Municipale ha inflitto una contravvenzione di 150 euro. La cifra, peraltro, è quella prevista dal Codice della Strada per questo tipo di infrazione. Alla ragazza, residente a Bologna, ma domiciliata a Padova perché frequenta il nostro Ateneo, sono stati tolti anche cinque punti dalla patente.
Non è la prima volta che vengono multati i ciclisti, visto che dall’inizio dell’anno sono state elevate 107 contravvenzioni a chi procedeva irregolarmente in sella alla sua bicicletta. Il caso più eclatante è quello di un padovano sorpreso dai vigili mentre girava contromano in curva: ha dovuto pagare ben 295 euro di sanzione e dalla patente gli sono stati levati 10 punti.
Ieri con una mail la madre della studentessa sanzionata ha protestato con l’assessore Marco Carrai, titolare della delega alla Polizia Municipale, sostenendo che a suo avviso l’infrazione commessa dalla figlia a suo giudizio era abbastanza veniale, mentre la multa le sembrava piuttosto salata.
Carrai ha risposto spiegando alla donna che innanzitutto il vigile non poteva certo far finta di vedere la ragazza che correva in bici parlando al telefonino e quindi rappresentando un pericolo, e poi che ogni giorno arrivano in Comune le proteste di anziani, ciechi e mamme con i passeggini che anche sotto i portici vengono sfiorati, e in certi casi pure urtati, da chi corre pedalando senza avere nessun rispetto per gli altri.

difficile comunicazione?

certo, non si capisce nulla, un gionro dicono una cosa, il giorno dopo cambiano poi il terzo giorno ne dicono un'altra, ovvio che poi uno si perda.

da gazzettino.it
Sabato 7 Novembre 2009, Evidentemente la comunicazione da parte dell’amministrazione comunale non è stata abbastanza efficace, oppure gli automobilisti, specialmente quelli provenienti dalla Stanga e da via del Plebiscito, in questi giorni non sono stati molto attenti a recepire i cambiamenti nella circolazione cittadina.
Sta di fatto che ieri mattina pochi automobilisti provenienti da via Avanzo e via Annibale da Bassano hanno imboccato il nuovo ponte visto che dovevano arrivare prima al cavalcavia Camerini e poi tornare praticamente indietro.
Infatti se il nuovo viadotto che collega via Sarpi all’Arcella può essere tranquillamente imboccato da quanti provengono da piazzale Savonarola o dagli automobilisti in arrivo da Padova Ovest, la stessa manovra è molto incerta per chi desidera sfruttare il viadotto in senso contrario. Ovvero si deve per forza arrivare al cavalcavia Camerini e poi prendere una bretella di collegamento col nuovo ponte. Manca infatti il secondo stralcio che andrà a definire l’intelaiatura del nuovo percorso viario destinato, secondo le attese di Palazzo Moroni e anche di molti automobilisti stanchi degli ingorghi mattutini, a rivoluzionare la viabilità cittadina.
Ieri quindi la “prima” del Sarpi-Dalmazia, inaugurato ufficialmente giovedì sera, è stata “buona” a metà. Insomma solo per quanti potevano sfruttare il varco aperto in via Sarpi. Per gli altri invece la comodità si dilaterà almeno di qualche altro mese, come confermava giovedì l’assessore comunale ai Lavori pubblici, Luisa Boldrin.
E a questo punto forse ci sarà da fare anche una riflessione più attenta e ancora più approfondita sulla chiusura di parte del cavalcavia Borgomagno. Ieri mattina infatti se fosse stato a mezzo servizio l’altro sbocco verso il centro città per gli automobilisti provenienti dall’Arcella sarebbe stato davvero il caos più totale. L’esigenza di accelerare i tempi per la chiusura di una parte del Borgomagno è però data dalla necessità di far correre, il prima possibile, il tram in direzione Fornace Morandi.

venerdì 6 novembre 2009

tutto e' bene...

quel che finisce (per ora) bene.

peccato solo che non lo sapessero prima quanto sarebbe costato (o forse lo sapevano e non ce lo volvan dire)..
da gazzettino.it
Mauro Giacon
Una fabbrica di consulenze: 2 milioni

Venerdì 6 Novembre 2009,
La tabella che pubblichiamo a fianco racconta minuto per minuto quanto il Comune ha pagato in consulenze esterne per costruire il cavalcavia Sarpi-Dalmazia. Il dato finale di 2milioni e 105mila euro è il risultato di due circostanze. La prima: l’amministrazione ha dato all’esterno la progettazione dell’opera senza usare nessuno dei propri tecnici anche se il Settore Infrastrutture ha venti ingegneri stipendiati. Il progetto così lo ha fatto la Idroesse dell’ingegner De Stavola per 1milione e 142mila euro.
Il secondo aspetto riguarda il cantiere. La direzione dei lavori e l’assistenza alla direzione sono stati affidati a professionisti esterni. La prima senza una gara vera e propria ma selezionando tra diversi curriculum arrivati dopo aver pubblicato un avviso di ricerca sul sito internet del Comune... È stato scelto l’ingegner Alberto Borghi responsabile di tutti i cantieri cittadini. L’insieme ci costa quasi 1 milione di euro.
Sono cifre importanti che forse si potevano risparmiare o forse no. Particolare interessante, la legge consente di ricorrere all’aiuto esterno solo nel caso che il personale delle amministrazioni sia indisponibile perché oberato di lavoro, circostanza sempre ricordata nei documenti di affidamento degli incarichi.
Fattostà che queste due voci si intersecano fatalmente con quella maggiore, ovvero il costo totale dell’opera, aggiudicata al consorzio di cooperative Ciro Menotti e Consta per 11 milioni, poi lievitati a 16 per alcune "variazioni" accettate dal Comune. Ma non basta: le ditte chiedono "riserve" per altri 23 milioni.
È un termine tecnico che si usa per giustificare l’aumento del prezzo, dovuto a materiali che costano di più o problemi tecnici incontrati strada facendo, ma è soprattutto una strizzata al Comune. Ora è in atto un braccio di ferro con le ditte. Una speciale commissione, con tre professionisti pagati 100mila euro per trovare un accordo, avrebbe già individuato la cifra. Ma ha un carattere solo consultivo.
La battaglia si consumerà in questo mese tra le parti. E potrebbe portare il Comune a spendere altri 5 milioni di euro. La consuetidine in questi casi è che le ditte riescono sempre a portare a casa dal 18 al 20 per cento del richiesto. Accadde lo stesso per il viadotto di Padova est. Le imprese chiesero 17milioni e 754mila euro di riserve (su un importo finale di 34 però). Il Comune dovette convenire per 4milioni e 650mila.

mercoledì 4 novembre 2009

due parole su zanonato al Pescarotto

che dire.
sa di vecchio.
son 3 parole in effetti, chiedo venia.
viene qua, ci racconta la storiella e se ne va.
purtroppo me lo son perso.
ma mi pare che ho perso una replica.
han fatto bene quelli che erano contrari a zanonato priam delle elezioni a disertare.
ha fatto male il buon Manfrin a organizzare, partecipare, qualunque cosa abbia fatto, insomma, a farsi vedere ancora ocn zanonato.
come se non fosse stato abbastanza chiaro quando poco prima di votare ha fatto la grande piroetta e l'ha sostenuto con grande dispendio di forze e mezzi.
insomma, cambia nulla e finche' ci son questi, non cambiera' mai.

RIDICOLO!!!

gia' sentito, gia' detto, gia' visto, ci siamo gia' passati, e non e' mai piacevole sentirsi pigliare per il culo, ma che lo rifacciano cosi' impunemente e' veramente ridicolo.
un confronto costante?
gia' sentito
monitorare la sicurezza, gia' sentito!
via anelli, manari, cristoforis, gia' sentite.
il buon Manfrin, gia' sentito.
edilizia residenziale, gia' sentita.

tutto gia' vitso e sentito.
e tutto disatteso.

da gazzettino.it

Mercoledì 4 Novembre 2009, Aprire un confronto costante con i residenti per discutere i processi di riqualificazione dell’area; monitorare la situazione relativa alla sicurezza di zone ancora problematiche come via De Cristoforis, via Curiel e via Manara; parlare delle novità urbanistiche che attraverso il Piano Casa potranno essere sviluppate in via Anelli nell’ex Serenissima; riprendere e rivedere, assieme all’assessore alle Politiche scolastiche Claudio Piron, il percorso di integrazione della scuola Giovanni XXIII. Sono stati i temi principali affrontati ieri sera nell’incontro, che si è svolto nel patronato del Pio X, tra i residenti della Stanga, il sindaco Flavio Zanonato, il vicesindaco Ivo Rossi, l’assessore all’Urbanistica Mauro Bortoli e il presidente dell’Ater Roberto Pavan. Che ha ribadito come in via Anelli non nascerà mai più un ghetto simile a quello creatosi nell’ex Serenissima.
«Se l’Ater sarà chiamato a intervenire nell’area, come la Regione ha previsto – ha spiegato Pavan – gli alloggi che realizzeremo saranno solo di pregio. Da questo punto di vista rappresentiamo ormai una garanzia. Ora comunque tutto dipende dalla velocità con cui l’amministrazione comunale intenderà riprendere il dialogo con i proprietari privati di via Anelli». Anche perché il Piano Casa, in cui via Anelli rientra, e che prevede la possibilità di un ampliamento fino a 51mila metri cubi della superficie dell’ex Serenissima, ha due anni di tempo per essere applicato.
«Per noi è fondamentale che venga dato spazio alla realizzazione di edilizia residenziale – ha dichiarato il presidente del Comitato Stanga, Paolo Manfrin – Il nostro quartiere deve tornare a vivere e a essere popolato da famiglie e da giovani. Da questo punto di vista abbiamo ricevuto garanzie sia da parte dell’amministrazione comunale, sia dell’Ater».

altra sorpresa

ma pensa un po'.
troppo, veramente troppo facile dire "l'avevio detto io".
certo ci saranno le mille scuse tutte studiate e verosimili, ci saranno cento giustificaziooni e 10 motivi veri, ma alla fine e' sempre la solita unica amministrazione.
era un po' strano tutto questo affannarsi a dire "apriamo apriamo", mi sa che era solo per poter ora dire "siamo basiti anche noi, davvero pensavamo di aprire", va la' va la'.

da gazzettino.it

Mercoledì 4 Novembre 2009, Rinviata a data da definirsi l’inaugurazione del Dalmazia-Sarpi. In teoria il cavalcavia che dovrebbe diventare una nuova porta d’accesso per all’Arcella avrebbe dovuto essere inaugurato lo scorso 24 ottobre poi, per «problemi tecnici», non se ne fece più nulla. Successivamente l’appuntamento con il taglio del nastro era stato prorogato ad oggi. Lunedì però, dopo una riunione di fuoco tra l’amministrazione comunale e la Mattioli spa che ha realizzato il progetto, si era deciso di congelare ogni decisione e di riaggiornare la seduta a ieri mattina. Un incontro che, molto probabilmente non ha raggiunto l’esito sperato da palazzo Moroni. Verso mezzogiorno infatti l’assessore ai Lavori pubblici Luisa Boldrin ha preferito fare ricorso a Giove pluvio per giustificare un’apertura al traffico che tarda ad arrivare. «Purtroppo è previsto brutto tempo fino a venerdì- ha spiegato l’assessore- Con la pioggia non possiamo realizzare la posa a terra di alcuni cavi elettrici. Lo stesso discorso vale per delle piccole asfaltature». «Comunque si tratta solo di qualche giorno - ha aggiunto - Non appena tornerà il sole la struttura verrà inaugurata».
Nonostante le parole rassicuranti della Boldrin, a determinare il ritardo della consegna dei lavori non ci sarebbero solamente questioni di natura meteorologica. In teoria già lunedì mattina tutto era pronto per l’inaugurazione, poi sarebbe successo qualcosa. Dietro i continui slittamenti del taglio del nastro ci sarebbero infatti delle incomprensioni (economiche? amministrative?) tra la Mattioli e l’amministrazione comunale. I giorni che passano poi riducono il «premio» (300 mila euro) che l’impresa, da contratto, dovrà ricevere per la consegna anticipata del cantiere. Il conto alla rovescia è scattato da ieri e ogni 24 ore che passano la Mattioli (che ha tempo fino a fine anno per aprire al traffico il cavalcavia) potrebbe perdere migliaia di euro. Per il momento la partita rimane apertissima. Rimane il fatto che, tanto più tardi verrà aperto il Dalmazia-Sarpi, tanto più a lungo si dovrà attendere lo sbarco del tram all’Arcella. Il nuovo cavalcaferrovia è infatti fondamentale per decongestionare il cavalcavia Borgomagno che verrà destinato così quasi esclusivamente al passaggio del «serpentone blu».

ehhh ancora su Mortise

possiamo dirlo infine? che mal parata Carrai, che figuraccia il comune.

da gazzettino.it
IL DEGRADO
DI VIA MORTISE
L’assessore Carrai, commentando gli articoli del 31 ottobre sul degrado di Via Mortise, giustifica le inadempienze comunali per quanto riguarda sterpaglie ed arbusti nel campo incolto, che nascondono attività illecite, droga e prostituzione, perché di proprietà privata, ignorando il potere di ordinanza per pubblico interesse che la Legge assegna ai Comuni. E sta ripetendo la stessa considerazione per il campo nomadi di Via Bassette.
Ma altre amministrazioni impongono al privato proprietario di aree abbandonate al degrado, di provvedere alla loro manutenzione a scanso di gravosi provvedimenti amministrativi. Dimentica anche che il Comune può intimare al proprietario che lascia la sua proprietà nel degrado di provvedere alla pulizia periodica sostituendosi nel caso di inadempienza a provvedervi addebitando le relative spese. Può mettere in atto per Via Mortise, il potere di ordinanza urgente, altrimenti commette omissione in atti d’ufficio perseguibile penalmente.
Michele Russi

un asequela di scelte sbagliate

si voleva risparmiare, dicono, per quello invece di affidarne lo studio agli ingegneri gia' alla paga del comune, che vengono comunque pagati per far chissa' che, si appalta tutto all'esterno.
c'e' gia' un vizio di fondo, mi pare chiaro.
alla fine vediamo un po' di ragioni di questo ennesimo successo del nostro sindaco muratore.

da gazzettino.it

Mercoledì 4 Novembre 2009, Nel cavalcavia Sarpi-Dalmazia per la prima volta tutto, dalla progettazione, alla direzione lavori, al cantiere è stato appaltato all’esterno, esautorando il settore Infrastrutture del Comune che ha venti ingegneri. Si doveva risparmiare, invece si sta rivelando un "succhia-soldi" come pochi. Quando il Consorzio di cooperative Ciro Menotti e Consta se lo sono aggiudicati alla fine del 2006 la base d’asta era di 13milioni e 523mila euro. Vinsero con un ribasso del 25 per cento. L’opera doveva costare così 10milioni e 279mila euro. Un bell’affare, si disse. E con un tormentato procedimento si decise che il direttore dei cantieri doveva essere un esterno, l’ingegner Alberto Borghi. Tormentato perché il capo settore dei Lavori Pubblici aveva fatto una gara d’appalto il 4 ottobre del 2006 per la direzione lavori. Base d’asta 750mila euro. Con un ribasso uno studio di ingegneria l’avrebbe portata a casa con 600mila euro. Ma il Comune successivamente decise che non serviva più, si sarebbe arrangiato con gli interni. Salvo, il 4 febbraio 2007, decidere che il gruppo di lavoro sarebbe stato integrato dall’ingegnere. Che poi ha finito per comandare tutto.
Non solo: tra lui e lo stuolo di consulenti esterni messo in piedi per aiutarlo la cifra pagata è di 962mila euro, ben oltre quella della gara saltata. Nasce una domanda: nessuno era in grado di farlo? Il Comune scrive che c’era "indisponibilità di personale a ricoprire il ruolo". In pratica troppo lavoro.
Ma questo è solo un aspetto della questione. Il secondo riguarda il progetto. La società Idroesse che l’ha curato ha ricevuto in totale per la progettazione esecutiva 1milione e 142mila euro. Si dirà: assumere un ingegnere di calcolo solo per un’opera non valeva la pena. Vero, ma prepararselo in casa, che magari serve, avrebbe fatto risparmiare. Quindi fino ad oggi il "lavoro esterno" ci ha portato a un costo di 2milioni e 105mila euro.
Non è ancora finita. Con la tecnica della perizia di variante l’opera subisce due aumenti clamorosi. Il primo è certificato da una delibera della Giunta del 18 novembre del 2008. Oltre 3 milioni di euro in più per adeguare il progetto, già costato 2 miliardi e mezzo delle vecchie lire. Un po’ per la bonifica, un po’ per monitorare la falda, per gli espropri e per adeguare la struttura metallica del cavalcavia alle prescrizioni delle Ferrovie, prescrizioni che una delibera del 2006 dava già per assolte.
E veniamo all’ultima perizia, nel gennaio di quest’anno: 1milione e 189mila euro, per una serie di modifiche che portano il costo da 11milioni a 16 milioni. Finita? No. Il Gazzettino a fine giugno dà notizia che le ditte sono ai ferri corti col Comune: chiedono altri 23 milioni di euro. Si organizza una commissione di esperti che cerchi un accordo bonario. I compensi dei tre commissari sono di 33mila euro ciascuno. Uno di loro è il capo settore dei Lavori Pubblici che aggiunge la quota al suo stipendio.

ooops, chi poteva immaginarlo?

ma tanto la colpa sara' dell'amministrazione precedente.
ah gia', eran gli stessi.
la chicca in fondo all'articolo.

da gazzettino.it

Mercoledì 4 Novembre 2009, Il costo del cavalcaferrovia Sarpi-Dalmazia messo a bilancio dall’amministrazione comunale nel giugno del 2006, era stato di 23milioni 328mila euro. Quello delle riserve manifestate, e richieste in corso d’opera al Comune, da parte delle imprese (il Consorzio nazionale cooperative di Produzione e lavoro Ciro Menotti e il Consorzio stabile Consta) che hanno vinto l’appalto è stato invece di 23milioni 323mila euro. Praticamente la cifra per realizzare un altro viadotto. Per cercare una mediazione tra l’amministrazione e le nuove pretese economiche avanzate dalle imprese, l’11 febbraio scorso è stato avviato il procedimento per intraprendere un "accordo bonario" tra le parti costituendo un’apposita Commissione, con potere non vincolante, chiamata a formulare una proposta d’accordo.
E la "sentenza" della Commissione ha accolto una parte delle riserve formulate dalle imprese. Questo significa che secondo i tre tecnici (il Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta, il Capo settore comunale degli Appalti e i lavori pubblici Paolo Castellani, e l’avvocato Nicola Creuso, rappresentante delle ditte costruttrici) nominati nella commissione lo scorso 19 giugno, Palazzo Moroni dovrebbe integrare la parcella del Consorzio nazionale cooperative di Produzione e lavoro Ciro Menotti e del Consorzio stabile Consta di qualche altro milione di euro.
Ora la palla torna all’amministrazione comunale che avrà trenta giorni di tempo per decidere se recepire o meno il parere della commissione. In caso di mancato accordo sarebbe automatico il ricorso alle vie legali da parte delle imprese.
«La questione è molto complessa – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Luisa Boldrin –. Dobbiamo quindi analizzare attentamente la documentazione che ci verrà inviata. Alcune riserve comunque le avevamo già accettate anche noi».
Intanto un documento del Comune ha escluso dal passaggio sul nuovo ponte i mezzi con peso superiore alle 3,5 tonnellate. Praticamente dai furgoni in su: autobus esclusi. La scelta è infatti quella di non permettere l’ingresso in città ai camion, anche se la richiesta di evitare il passaggio sarebbe stata sollecitata da Rfi, la rete ferroviaria sopra la quale passa il ponte.

domenica 1 novembre 2009

le bugie han le gambe corte, come il pdq

nonostante l'autodifesa del pdq un'altra lettera che lo smentisce.
ma tanto lo conosciamo sappiamo che lui non tien conto dei cittadini, a lui interessa la carriera politica, che ormai anche a Padova non si fa piu' per strada ma nel palazzo

dalle lettere del gazzettino.it

Domenica 1 Novembre 2009, Accolgo con parziale soddisfazione e giustificato scetticismo l'annuncio dell’assessore Carrai relativo alla Ztl dopo il mio atto di denuncia del degrado di Via Mortise pubblicato una decina di giorni fa sul Gazzettino.
È inconfutabile che il Presidente del nostro Quartiere Micalizzi avrebbe dovuto mostrare interesse alla questione già da diversi anni, mentre se anche l'Assessore Carrai fosse stato più rispettoso, in termini di tempistica, delle aspettative del nostro attivo popolo padovano, si sarebbero risparmiati agli abitanti anni di sofferenza e frustrazioni. Disagi sicuramente destinati a prolungarsi indefinitamente senza l'intervento del potente mezzo della stampa, che ringrazio di esistere. Pare infatti si debba applicare anche ai problemi quanto vale per i soggetti "Mi si può notare quindi esisto", così i problemi non esistono se non vengono resi pubblici dai media. Ma non è così. Infatti i residenti della via, oggetto solo ora di attenzione, lottano contro il loro stato di abbandono da molti anni, imbattendosi nel muro del silenzio della Amministrazione Comunale e del Quartiere 3, o peggio in promesse non mantenute. Un esposto con ben 44 firme di residenti, cioè quasi tutti quelli del tratto di strada incriminato, giace sulla scrivania del nostro Sindaco Zanonato dal 17 luglio 2006.
Faccio notare che il provvedimento di limitazione del traffico notturno deve comunque essere accompagnato immancabilmente dal risanamento del boschetto - rifugio delle lucciole e dei tossicodipendenti, che attualmente versa in uno stato pietoso, nella più totale carenza di manutenzione.
Curioso osservare che una parte dell'area stessa definita da Micalizzi "privata", è invece, secondo una visura catastale aggiornata, di proprietà del Comune di Padova, lo stesso che eroga multe ai suoi cittadini per il mancato rispetto delle norme e che, come tutte le istituzioni governanti, dovrebbe dare il buon esempio. E quale la sanzione in caso di sua inosservanza delle piu elementari regole sul decoro? Multare se stesso, vale a dire ancora una volta i contribuenti?

povero carrai (via Cairoli)

si prende la colpa di tutto. certo e' sua in gran parte, e da buon peone del partito si assume le responsabilita' del capo che probabilmente gli lega le mani, ma un assessore che ormai, non solo per colpa sua, non ha piu' credibilita' (ricordo che i noglobal, quando decisero di far chiudere gli esercizi delle paizze a mezzanotte, organizzarono fuochi d'artificio e vendita non autorizzata di alcolici proprio in faccia all'assessore che promise poi, dopo, pu' tardi, che sarebbe intervenuto), dicevo, un politico senza credibilita' come puo' continuare a far l'asessore alla sicurezza?

da gazzettino.it

VIA CAIROLI VUOTA
SENZA TANTI PERCHÈ
Ho letto il vostro articolo su Via Cairoli. Le foto e quanto dice il signor Trevisan sono vere. Come può dire il contrario l’Assessore Carrai? «È proprio questa la zona più controllata della città», come lui afferma, che dimostra il degrado, l’insicurezza, la pericolosità della zona di Via Cairoli, Via Bixio, e zone limitrofe alla Stazione. Se non fosse così non ci sarebbe bisogno di alcun controllo. Perché mai Banca Etica chiude il "suo" passaggio? Aveva fatto atto di fede sul riscatto della zona ma ha dovuto ricredersi e la Banca si è chiusa nel proprio fortino circondato da malavitosi, spacciatori e nella migliore delle ipotesi oziosi perditempo. Perché mai l’Arpav ha dovuto presidiare il proprio ingresso da una guardia giurata; perché mai le sorelle Stecca dicono che la zona è tremendamente peggiorata e Renato Autoradio lascia il suo negozio storico vicino alla Stazione? Perché ci sono diversi negozi vuoti e perché i residenti "italiani" se ne vanno tutti?
A.M.L.

solite chiacchiere

il pdq con la consueta arroganza che gli e' ormai propria difende il suo provvedimento inutie.
Si vede che non baita in zona viceversa saprebbe che l'esercito al Pescarotto e' presente e si vede, si fa notare, controlla e gira per il quartiere, non lo stesso si puo' dire dei vigili che orami son piu' spesso a milano in gita a chieder la questua che in starda a Padova, buoni solo a far multe in occasiuone della fiera, ma provate voi a chiamrli se ne avete bisogno... aspetta e spera.
quindi la soluzione del pdq per migliorare la zoa e' la ztl, sfalciare l'erba e' inutile, a nulla vale dirgli che un aspetto piu' curato del quaritere sarebbe gia'0 di per se' una novita positiva.

da gazzettino.it

Domenica 1 Novembre 2009, (D.B.) Il presidente del Consiglio di Quartiere3 Andrea Micalizzi ritorna sulla questione della Ztl notturna in via Mortise sottolineando che la proposta di regolamentare il traffico nelle ore notturne per scoraggiare prostituzione e balordi nasce da una richiesta dei residenti. «Sono d'accordo con quanto afferma la consigliera Sarto della Lega – aggiunge Micalizzi - quando dice che la Ztll da sola potrebbe essere un provvedimento non sufficiente, ma il Comune di Padova sta intervenendo con tutti gli strumenti che ha a disposizione».
«Semmai – precisa - chi manca all'appello è il Governo, che ha in capo la responsabilità della sicurezza e dell'ordine pubblico: ci aveva promesso "città più sicure", poliziotti di quartiere, carabinieri di quartiere, ronde e tante altre cose e invece non fa nulla». E poi Micalizzi conclude: «La consigliera Sarto inoltre afferma che l'area sia comunale e che basterebbe tagliare l'erba per sistemare la questione: non dica fesserie e si documenti! La criminalità non si combatte tagliando l'erba e comunque quella è un'area di perequazione di proprietà di privati, dove tra l'altro il Consiglio di Quartiere ha approvato un piano di lottizzazione. Questa è la dimostrazione che alla Lega a Padova, come a Roma, sui temi della sicurezza interessa più fare polemica e chiacchiere piuttosto che ragionare su elementi concreti».

il sindaco tuttologo

siccome 20 anni fa ha letto qualcosa sui nomedi oggi sa tutto, in fondo in questi 20 anni non e' cambiato nulla nella societa'.... ma per favore!

da gazzettino.it

Flavio Zanonato annuncia che una parte dei rom
resterà in via Bassette, però in condizioni migliori

Domenica 1 Novembre 2009,
Nessuno sgombero in vista. «Non si possono mandare via persone che sono qui da tempo. E che perdipiù hanno bambini che frequentano le nostre scuole». I rom khorakhanè (cioè "musulmani”, da khorà, Corano) restano, almeno una parte, in via Bassette nonostante siano al centro di una polemica divampata all’interno del Pd, visto che una parte dei suoi esponenti aveva promosso una raccolta di firme per allontanarli in seguito anche alle proteste dei cittadini che vivono nella zona.
Infatti, a mettere la parola fine alla questione è stato ieri il Flavio Zanonato. «Avranno dei servizi igienici - ha annunciato - e vedremo come fare anche per gli allacciamenti. Costoro, però, dovranno impegnarsi a comportarsi bene, a rispettare la legge e a non arrecare disturbo a coloro che abitano nelle strade vicine. Questo è un problema grosso, che non va affrontato solo ideologicamente, ma con azioni pratiche. Mandare vie le famiglie rom significa automaticamente scaricarlo su altri. Secondo me è preferibile farsene carico e cercare di migliorare la situazione. Durante l’ultimo incontro del Cosp, Comitato per la sicurezza, abbiamo parlato in un lungo e in largo della questione. L'ipotesi di trasferirle in via Longhin non è neppure da prendere in considerazione, perché mettremmo i rom khorakhanè insieme ad altri nomadi che vengono da culture diverse, con il rischio di creare situazioni incresciose e pericolose».
Secondo Zanonato le proteste della gente che hanno scatenato le iniziative finalizzate a far traslocare i nomadi di via Bassette sono nate da una serie di situazioni che a suo avviso si possono correggere. «Sono andati a lavarsi nei bar - ha aggiunto e i loro ragazzi, un po’ troppo vivaci, hanno disturbato i residenti. Con la costruzione dei bagni il primo problema intanto si risolve e poi vedremo di intervenire anche in altri modi per rendere la situazione accettabile. Un parte di loro, comunque, ritornerà a Torino. Noi cercheremo di far sì che quelli che restano a Padova si integrino». «I rom - ha concluso il sindaco - sono soggetti particolari, che nel corso degli anni hanno subito ingiustizie. Conosco bene la loro storia perché nel 1990 per il mio partito mi sono occupato proprio di immigrazione. Per loro serve una politica sistematica di inserimento, di aiuto, in modo da indurli a mandare i bambini a scuola e a rispettare le nostre regole. Tutto il trambusto che si è creato per via Bassette, spero che sia almeno servito a far capire loro che se vogliono restare devono rapportarsi bene con i residenti e comportarsi correttamente».

vecchi problemi vecchie bugie

ma va? chi se ne stupisce non sa dove vie.
in fondo sono sempre le stesse facce, le stesse bugie e gli stessi metodi.
Identico che al Pescarotto il provvedimento di Mortise si prende senza chieder nulla proprio a chi ci abita, vedrete che il buon pdq, mica lazzi, micalizzi si premurera' dopo che avranno ordinato la ztl, di indire un confronto pubblico per decidere sulla stessa cosa, e se la scelta sara' pero' diversa allora dira' che era solo una consultazione, o una assemblea per informare.

et voila'

da gazzettino.it

Sabato 31 Ottobre 2009, L’altro giorno la riunione tra l’assessore alla Mobilità, Rossi e quello alla Sicurezza, Carrai. Ieri nuovo incontro tra Rossi e il presidente di quartiere, Micalizzi. Si stringono i tempi per la ztl a Mortise che il Comune varerà dopo che i residenti, tramite Il Gazzettino, hanno sollevato un problema che nessuno da sei anni voleva risolvere. Dunque via Mortise sarà a traffico limitato dai primi di dicembre. Di notte potranno entrarci solo i residenti. E il Comune, nei primi tempi, terrà un presidio fisso dei vigili.
Ma come l’hanno presa i residenti? Parla Manuela. «Dico sinceramente: la ztl serve solo a salvare la faccia del Comune. Così non risolveranno niente. Il vero problema è il degrado che c’è nella zona, caratterizzato soprattutto dal campo e dalla boscaglia che non sono recintati. Ma mi fa specie che questi provvedimenti di chiusura del traffico non siamo interpellati. Proprio i cittadini che dovrebbero essere i primi con cui rapportarsi. Perché qui c’è bisogno di fare pulizia e di mettere più illuminazione» (nella foto un’auto abbandonata).
Anche Mariagrazia Sarto, la consigliere di quartiere della Lega che ha riportato all’attenzione il tema, insiste. «Dopo gli articoli di giornale ci saremmo aspettati che almeno venisse fatta una retata di prostitute, invece niente. Ma quello che abbiamo scoperto facendo una visura catastale è che una parte dell’area a verde, che ci hanno sempre detto essere privata, è invece del Comune. Dunque l’amministrazione ne è responsabile e fino ad oggi non ha fatto nessuna manutenzione. Il fatto che il Comune non si curi di questa carenza quando una parte è anche sua, lo rende ridicolo. E non mi si dica che mancano i fondi. Altrimenti preparerò una lettera indicando dove se li può procurare. Ci sono sprechi su sprechi. Basterebbe evitare un po’ di spese per eventi organizzati spesso senza seguito. Comunque mi sarei aspettata che altri si facessero vivi e invece si sono fatti vivi solo i Nas hanno telefonato, come se l’unico problema che potesse infastidire gli abitanti fosse l’esercizio abusivo del ristorante. Invece il loro primo problema è spostare con immediatezza queste prostitute e bonificare la zona».
La vicenda di via Mortise è emblematica dello stato di degrado di intere zone della città. Non siamo infatti in periferia ma appena giù dal cavalcavia Maroncelli, verso il Plebiscito. In questa strada, a pochissimi metri dalle case, "lavorano" delle prostitute di colore, tutte africane, controllate a vista dai loro protettori. Le auto dei clienti di susseguono tutta la notte e c’è addirittura chi ha messo su un rudimentale ristorante in uno dei palazzoni, per rifocillare le lucciole.
Ieri mattina in via Mortise è andato anche il consigliere di quartiere del Pdl, Michele Russi. «Finalmente il Comune si è deciso a mettere la ztl ma ancora manca una buona illuminazione e l’area del campo va messa in sicurezza. Ci vuole una recinzione».

intervista a Marin

da gazzettino.it

Secondo il consigliere del Pdl i 70 mila euro spesi per favorire
l’autostima dei vigili potevano servire a finanziare altre priorità

Sabato 31 Ottobre 2009,
Settanta mila euro per il corso di autostima riservato ai vigili. Soldi spesi bene, come sostiene l’amministrazione, o male, come invece pensa l’opposizione? In disaccordo con questa scelta è Marco Marin, che nella competizione elettorale era arrivato al ballottaggio contro Zanonato, facendo proprio della sicurezza e della dislocazione degli agenti nei quartieri i due punti più forti del suo programma.
Marin, i vigili padovani avevano davvero bisogno di queste lezioni?
«All’interno del Corpo della Polizia Municipale ci sono uomini di grande qualità, motivati già dal fatto di indossare la divisa. Negli ultimi anni, e non certo per colpa loro, hanno rischiato di essere demotivati. Ma il problema non si risolve mandandoli in giro per Milano con le ciabattine infradito, magari a pochi mesi dalla pensione».
Perché hanno meno stimoli rispetto al passato?
«Per le condizioni in cui sono stati costretti a operare. Per esempio, l’amministrazione di centro sinistra a un certo punto ha deciso di affiancare loro i "vigili-mediatori-culturali", iniziativa che non li ha certo incentivati. E che, peraltro, non ha certo favorito l’integrazione perché gli immigrati così facendo non sono stati stimolati a imparare l'italiano per trattare con i vigili».
Che opinione ha del lavoro svolto dagli agenti della Polizia Municipale?
«Buona. E a loro, come a tutte le altre forze dell’ordine in servizio in città, dobbiamo tributare ringraziamenti quotidiani per il grande lavoro che svolgono. È assurdo che l’amministrazione-Zanonato continui ad attaccare il ministero degli Interni e il governo sui temi della sicurezza. Farebbe meglio ad apprezzare quanto invece viene fatto per contrastare la criminalità».
Detto ciò, questi 70 mila euro secondo lei sono uno spreco?
«Sì e vorrei sapere anche che cosa pensano in proposito il sindaco e gli assessori. A mio parere vanno fatte delle scelte, ci devono essere delle priorità che non sono queste. Per esempio, per mancanza di fondi lo scorso anno sono stati aboliti i soggiorni estivi per i minori e da poche settimane sono stati apportati dei tagli ai contributi da destinare alle famiglie con figli e con Isee da 13 mila euro. I 70 mila euro pagati per il corso con le infradito potevano essere spesi per queste voci».
Allora?
«Zanonato e la sua giunta dovrebbero imparare a riconoscere gli errori, perché è umano commetterne, ma diabolico continuare a farne. Lo stesso principio vale per l’auditorium, visto che tutti sostengono che è assurdo realizzarlo al Boschetti. Per non parlare del piano-casa. La verità è che il centro sinistra non pensa al futuro della città».

a chi va l'ajuto del comune?

sorpresa?

da gazzettin.it

Sabato 31 Ottobre 2009, Cresce il palasport S. Lazzaro. I lavori avanzano per darci finalmente una struttura all’altezza di questo nome. Ma corrono anche i soldi. Da quando il consorzio Consta ha vinto la gara nel dicembre del 2008 con un ribasso del 30 per cento, la spesa è aumentata al punto che quel 30 per cento è già stato ricolmato. Siamo partiti da 2milioni e mezzo di euro, e oggi siamo già a 3milioni e 300mila.
Il Consorzio Consta, socio della Compagnia delle Opere, ha visto subito che qualcosa non andava, tanto che in aprile ha chiesto 487mila euro in più. È di qualche giorno fa la seconda richiesta: altri 300mila euro. Il che significa che il palasport cresce in media di 100mila euro di spesa al mese. Ma non è finita.
Insieme ai lavori di ristrutturazione se ne devono aggiungere altri. Le chiamano opere complementari, ma servono. Si tratta di adeguare la centrale termica, gli spogliatoi, la cabina elettrica. Opere che devono ancora andare in gara. Ma il progetto che all’inizio prevedeva di spendere 487mila euro, secondo l’ultimo aggiornamento approvato dalla Giunta qualche giorno fa arriva a 779mila euro. Fatti due conti se dieci mesi fa il palasport doveva costare 3milioni di euro, adesso ne costerebbe 4. Usiamo il condizionale perché i lavori non sono ancora finiti.
Come ci siamo arrivati? È un’altra di quelle vicende che stanno caratterizzando la gestione degli appalti pubblici. Una ditta vince la gara, magari con un forte ribasso d’asta, e poi si accorge strada facendo che non può fare il lavoro a quei costi. E allora il Comune che fa? In termini tecnici la chiama "perizia di variante". È un’aiutino, ovvero un ritocco alle cifre da sborsare. Tutto a posto, tutto regolare. Tranne una domanda: ma quelli che sono arrivati secondi, magari per poco, perché allora sono stati sconfitti?