giovedì 3 settembre 2009

la politica sociale del comune

no comment.
siccome in troppi dichiarano troppo poco allora pagheranno tutti, evasori, che dovrebbero pagare, e veri poveri.
qui prodest?
perche' tutta questa pigrizia nei controlli?


ma come puo' essere, cito dall'articolo che segue, "La percentuale di famiglie che dichiara (in Isee) sotto i 5mila euro è del 15%, sotto i 7mila il 25%, sotto i 10mila il 50%. Solo il restante 10% presenta indicatori più alti."?
il 90% delle famiglie che fa richiesta ha un reddito sotto i 10000? ma come vivono? ma come si puo' crederlo? controlli controllie pene per chi evade, altro che pagare tutti, cosi' non si fa alcun danno all'evasore, ma si punisce il povero vero in barba a qualsiasi forma di solidarieta'.
e questo viene da centrosinistra, figurati che centrosinistra, ma d'altro canto con zanonato duce conducador che ci si puo' aspettare?

dal mattino

iente più asilo e pasti gratis. Di fronte all’avanzare di bambini, quasi 250, che usufruiscono di nido e materne comunali senza pagare un euro, l’assessore Claudio Piron chiede una revisione delle griglie di pagamento. Graduale, senza sconvolgimenti per le famiglie, ma necessaria. Perché con la diminuzione dei fondi da parte di Stato e Regione, al Comune i conti fanno fatica a tornare.

LA LINEA DELL’ASSESSORE.
«D’altra parte se queste famiglie tenessero a casa i propri bambini una cifra minima, per il pranzo almeno, la dovrebbero spendere. Oggi sono a carico completo del Comune». Un meccanismo da rivedere, magari radunando dietro ad un tavolo le parti in causa. Due certezze già ci sono. «Si tratta di un servizio individuale, non c’è l’obbligo del Comune di fornirlo, e la legge prevede che almeno il 36% del costo sia coperto dalle rette».

In altre parole, più aumentano gli esenti dal pagamento, più le restanti famiglie devono sganciare euro. Saranno aumentati anche i controlli da parte della guardia di Finanza sulle dichiarazioni Isee delle famiglie dei bambini. Perché l’indicatore del reddito offre uno spaccato strano. Il Comune ospita nei propri 11 asili nido e 19 scuole materne più di 1600 bambini. La percentuale di famiglie che dichiara (in Isee) sotto i 5mila euro è del 15%, sotto i 7mila il 25%, sotto i 10mila il 50%. Solo il restante 10% presenta indicatori più alti. Insomma, tanti redditi molto bassi.

«Controlleremo con tutti i mezzi possibili, come abbiamo chiesto anche alle forze dell’ordine - spiega Piron - vogliamo essere sicuri di fornire ad ogni famiglia il servizio che le spetta, con equità e giustizia».

I NUMERI.
Le strutture comunali hanno riaperto ieri i battenti per 760 (asili nido) e 898 (materne) bambini, con 526 stranieri. Imponente anche lo spiegamento di personale. Partendo dagli asili nido ci sono 172 maestre, di cui 4 per il sostegno di disabili, e 58 addetti la maggior parte figure assunte a tempo indeterminato. Per le materne, invece, 116 educatori (con 32 fra insegnanti di sostegno e operatori Usl) più 48 addetti.

I MICRONIDI.
E’ certo, ormai, che qualcuno non riaprirà. Ed entro due mesi si saprà la cifra esatta. Tecnicamente sono definibili come «centri dell’infanzia», spesso sono piccoli asili nido aziendali, dove i dipendenti lasciano i bambini. Il tempo previsto dalla legge regionale 22/2002 per sanare la propria situazione è scaduto. Il Comune ha l’obbligo di controllare, e ha inviato nei mesi scorsi una lettera per ricordare di presentare i documenti. «Al momento non abbiamo avuto risposta da 43 destinatari, ora procederemo con i controlli: chi non è a norma dovrà cessare l’attività» spiega la caposettore Lucia Fantini. La struttura di via Tartini, che sembrava in pericolo di chiusura, ha presentato la domanda di autorizzazione. Non è detto che la spada di Damocle penda su 43 teste.

«Dobbiamo infatti capire per bene quante strutture siano effettivamente coinvolte - continua la caposettore - è molto probabile che una buona parte non sia più operante, o abbia altre peculiarità».

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