mercoledì 30 settembre 2009

ancora sicurezza e carrai

meglio i soldati piuttosto che i vigili pare di capire, in fondo i vigili sono lontani dalle piazze.... mah, dipende da cosa si intende per lontano.
c'e' chi impara e chi e' refrattario all'apprendimento.

da gazzettino.it

Mercoledì 30 Settembre 2009, A suo parere la presenza dei militari nelle Piazze funziona da deterrente. Ma secondo lui al loro posto per allontanare spacciatori e delinquenti dal centro della città sarebbe meglio avere carabinieri, poliziotti e finanzieri. Marco Carrai, assessore alla Polizia Municipale, nonostante sostenga la necessità di avere un numero maggiore di uomini preposti ai controlli, è convinto che a Padova non ci sia una vera e propria emergenza sicurezza.
Assessore, la gente è stanca. Ripete che in centro la sera è rischioso circolare, perché gli spacciatori extracomunitari spuntano da ogni angolo.
«Gli arrivi degli stranieri sono più che raddoppiati, ma non tutti sono delinquenti, anche se la percentuale di questi ultimi è piuttosto significativa. È’ evidente, però, che quelli che vivono di spaccio si distribuiscono nelle città dove c’è maggiore ricchezza, come la nostra».
A Padova, però, la situazione pare piuttosto critica. Sicuramente peggiore di quella di altre realtà vicine, come Treviso.
«Treviso è un paesotto di 50 mila abitanti e non può essere paragonato a Padova. Qui c’è una presenza di stranieri proporzionale a quelle di Verona, o di Brescia, realtà analoghe. La nostra città ha una tipologia più simile a quella di Milano che al capoluogo della Marca».
Come si può intervenire?
«La Lega l’altra sera in consiglio comunale ha chiesto una maggiore attenzione per i problemi della sicurezza. Ma come fa a domandare una cosa del genere, quando come Comune siamo stati costretti a investire risorse per comprare le macchine alla Polizia? Il ministro dell’Interno è un leghista: mi pare che ci sia un cortocircuito tra lui e gli esponenti padovani del Carroccio».
Non è che gli extracomunitari arrivano in massa a Padova perchè trovano un habitat più favorevole? Pasti caldi alle Cucine Popolari e aiuti in via del Carmine?
«Gli spacciatori non vanno certo a mangiare da suor Lia perché, a colpi di banconote, possono permettersi i migliori ristoranti. I pusher si fermano dove ci sono le condizioni ideali per incrementare i loro traffici. A Padova c’è molto benessere vi sono pure tanti giovani che frequentano l’Università, i quali in tasca hanno i soldi per comprarsi la droga. E anche tra i soggetti di mezza età trovano numerosi clienti».
Adesso che è arrivato l’esercito, invece di lasciare gli uomini fermi nelle Piazze, non sarebbe meglio dislocarli in più zone, magari creando un presidio al Duomo?
«È il questore che decide come e dove utilizzarli. Noi durante una recente riunione del Cosp abbiamo condiviso la necessità di concentrare in centro l’attività dell’esercito. Ma le altre decisioni in materia non ci spettano. Al Duomo, comunque, non mi pare che ci sia la necessità di mettere una camionetta, o un presidio fisso».
Ma Padova è in una situazione di emergenza?
«Non enfatizziamo la situazione. Certo, ci sono tanti spacciatori nordafricani e numerosi nullafacenti ubriachi, ma in giro ci sono anche tanti poliziotti, finanzieri e carabinieri. Il territorio è controllato in maniera efficace, soprattutto nei luoghi in cui i cittadini sono maggiormente preoccupati per la sicurezza. Non abbiamo, come in altre città, zone off limits, in cui non possono entrare neppure le forze dell’ordine».
Ma alla fin fine l’esercito serve?
«Funge da deterrente, ma nelle Piazze avrei preferito vedere un numero maggiore di professionisti dei controlli, perché per contrastare lo spaccio servono poliziotti, carabinieri, o finanzieri. Comunque, piuttosto di niente...».
Nicoletta Cozza

consiglio comunale 3

ebbene, tanto chiasso, tanto circo.
comincia, ovviamente, alla grande la ruffa ruffini, presidentessa immeritatamente che, altro che super partes, prende l'inziativa di inserire altre sciocchezze nel suo curriculum.
per fortuna, trattasi infatti di fortuna, non scienza, il pd e zanonato non la seguono, per stavolta, ma, appunto, e' solo culo.
poi l'opposizione ci regala il soltio indegno spettacolo.
altro che resa dei conti, dovrebbero farsi il mazzo e invece lasciano allo zoppicante ex muratore zanonato liberta' di manovra pericolosa.
uno spettacolo miserevole quello dell'opposizione, del pdl in realta', che non riesce a trovare il bandolo della matassa, marin tiri fuori gli attirbuti o si faccia da parte, ma chi guida li'? ognun per se? cos'e' una comune nel comune?
e poi, pero', come leggerete in fondo all'altricolo, sulle cose che contano ebbene li' si' che si trova l'accordo.
ridicoli e basta.

da gazzettino.it

La sensazione al terzo Consiglio comunale è che ci troveremo di fronte a cinque anni perlomeno vivaci. Prima di tutto perché l’aumentata presenza leghista darà del filo da torcere al sindaco e alla sua Giunta sul tema della sicurezza tanto con l’attività politica quanto con manifestazioni plateali in aula. Ieri sera ad esempio, a supporto di due interrogazioni una con Mario Venuleo sugli ultimi fatti di violenza in centro e l’altra di Littamè sull’uso delle telecamere, tra il pubblico si sono aperti cartelli di sfida, indirizzati alla presidente del Consiglio, Daniela Ruffini firmataria di una mozione contro il pacchetto sicurezza del ministro Maroni.
Il secondo aspetto è che scosse telluriche più o meno estese attraverseranno l’intero schieramento. Al momento di approvare l’assestamente di bilancio per il 2009 non è sfuggito infatti come una parte del Pdl che comprendeva anche Marin e Bordin, insieme a Lega e civica (nove in totale) abbiano votato contro e una parte del Pdl a cominciare dal capogruppo Salmaso seguito da Foresta, Grigoletto e Cruciato, si sia astenuta.
Dall’altra parte alla mozione della Ruffini contro l’istituzione del reato di immigrazione clandestina il Partito democratico seguito come un’ombra dalla civica Padova per Zanonato ha posto ben 19 emendamenti, diluendo se non annullando alcuni passaggi come quello sulle ronde che, aveva scritto la presidente "rischiano di assumere un carattere di propaganda politica illegale" o quello che considerava la legge Maroni anticostituzionale. Più o meno sulla stessa linea i dipietristi. Come a dire a Rifondazione, di cui la Ruffini è capogruppo, che qualsiasi tentativo di fuga in avanti sarà ben controllato. La mozione si è cominciata a discutere dopo le 23.
La serata era partita con la commemorazione solenne, coi famigliari in aula e le massime autorità civile e militari presenti, di don Ruggero Ruvoletto da parte del sindaco e di monsignor Paolo Doni. Subito dopo, le interrogazioni, con la piccata risposta del sindaco a Venuleo che lo aveva tirato in ballo ricordandogli come si fosse autocandidato in campagna elettorale a gestire la sicurezza. «Per la Costituzione non sono i sindaci ma lo stato ad occuparsene. Manderò la sua interrogazione al ministro Maroni, leghista, per la risposta». Littamè invece aveva chiesto in modo dettagliato di aver informazioni sul sistema delle telecamere.
Poi il sindaco ha illustrato l’attuazione dei programmi e l’assestamento di bilancio, affermando come il Comune goda di buona salute finanziaria. «Rispettiamo il Patto di Stabilità» ha detto. Il capogruppo del Pdl, Alberto Salmaso gli ha fatto subito due conti affermando che «molto di questo si deve a maggiori trasferimenti regionali per 9milioni e 934mila euro. Mentre l’avanzo di amministrazione sarà impiegato per pagare le bollette e il servizio mensa» fino a circa 700mila euro. «Ricordo che per le utente il Comune paga 12milioni l’anno».
Successivamente è stata trovata l’unanimità sulla mozione proposta da Giuliano Pisani che propone un riconoscimento ufficiale alla città di Padova da parte del presidente della Repubblica per il controbuto si sangue dato nella lotta di liberazione 1943-1945. Mentre la maggioranza ha fatto propria la mozione di Nereo Tiso (Pd) sulla solidarietà alle vittime eritree.

impagabile carrai

devo ammetterlo, carrai e' un grande, beh l'emergenza non c'e', c'e', ma non si vede, si vede ma non c'e', eppoi io non c'entro son qua per caso (ooops, c'ero anche prima), insomma un vero showman, un tragicomico esempio di pessima amministrazione, che ovviamente, come insegna il motto "il epsce puzza dalla testa" non puo' far altro che convincermi sempre piu' che zanonato e' l'ennesima scelta sbagliata di una citta' confusa.

da gazzettino.it

Nelle piazze è arrivato anche l’esercito. Chiamato ad affiancare i 45 agenti della Polizia municipale che, a turno ogni giorno, sorvegliano e pattugliano l’area centrale e le strade del ghetto. Infatti, a presidiare gli angoli più a rischio sono schierate le pattuglie miste dell’esercito e delle forze dell’ordine. La misura, già adottata per un periodo la primavera scorsa, è stata richiesta dal Prefetto nel corso dell’ultimo Cosp - Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza - che si tiene a cadenza mensile negli uffici prefettizi di Palazzo Santo Stefano.
L’assessore alla Polizia municipale Marco Carrai analizza i fenomeni di microcriminalità avvenuti nelle ultime settimane nel cuore della città e spiega: «Non parlerei di una vera e propria emergenza, perché Padova nel complesso è una città tranquilla. Certo, ci sono fenomeni criminosi legati alla frequentazione massiccia delle piazze da parte dei giovanissimi verso i quali dobbiamo essere duri e incisivi, però non si deve nemmeno offrire l’immagine di una città che non esiste: siamo infatti sotto la media nazionale dei crimini e da noi non è mai stato ammazzato nessuno a pugni e pedate». Il riferimento è al drammatico episodio accaduto a Verona l’inverno scorso.
E allora l’assessore, dopo la difesa, prepara l’attacco. Che ha un duplice bersaglio: le famiglie e il Governo. «Molti episodi violenti che si registrano in centro avvengono nelle piazze e nel ghetto, i luoghi più frequentati dai ragazzi. Spesso giovanissimi che assumono certi comportamenti dopo avere abusato di droga, ma soprattutto di alcol. Io però mi chiedo: dove sono i genitori quando vedono tornare a casa i loro figli adolescenti ubriachi fradici? Perché non intervengono? Perché non aprono gli occhi? Il punto è che in certe situazioni a mancare è la famiglia». Come in altre, a suo parere lo è il Governo: «Le piazze sono piene di maghrebini? - chiede Marco Carrai - Ma il centro destra non aveva promesso che si sarebbero interrotti i flussi migratori? Invece nessuno dice che quei flussi sono triplicati e il risultato sono le decine di extracomunitari che invadono le nostre piazze per vendere droga, che evidentemente qualcuno richiede e acquista. Senza contare il fatto che mancano gli strumenti legislativi per tenere in carcere i pusher». «E poi imputare a un’amministrazione locale mancanze sulla sicurezza - termina il suo sfogo l’assessore - quando il Governo taglia l’Ici e i fondi a sostegno delle forze dell’ordine, dà l’idea di una società delirante».
Matteo Bernardini

giovedì 24 settembre 2009

sempre colpa degli altri

e certo, il problema della scarsa manutenzione e' della destro, ma gli utlimi cinque anni chi c'era? e allora prima della destro chi c'era?

incredibile faccia tosta.

da gazzettino.it

Oltre ai mobili rimasti ancora all’aperto, nei giardini di alcune abitazioni del quartiere Forcellini e lo spavento vissuto da molti residenti con le acque finite sott’acqua, il diluvio di mercoledì 16 settembre ha lasciato sul tavolo dell’assessore alle Manutenzioni, Umberto Zampieri, almeno una decina di domande di risarcimento danni arrivate in questi giorni in Comune. Altre invece hanno avuto come destinatario Aps, la società che gestisce il sistema idrico cittadino.
«Abbiamo invitato le persone che hanno subito danni a causa del nubifragio del 16 settembre a spedire le richieste di risarcimento danni a noi oppure agli uffici di Aps – dice Umberto Zampieri – Una volta ricevute le lettere i nostri tecnici verificheranno i danni segnalati e quindi decideranno se liquidare la pratica o meno». Anche ieri mattina l’assessore ha effettuato un sopralluogo nelle aree cittadine più colpite dalle inondazioni della scorsa settimana.
«Ci sono delle situazioni critiche che dobbiamo assolutamente sistemare perché la sicurezza idraulica della città non è solo la priorità del mio assessorato, ma deve essere una priorità assoluta per Padova – osserva Zampieri – In questo senso è di fondamentale importanza appaltare i lavori per la realizzazione del canale scolmatore Fossetta-Limenella che risolverà i problemi idrici di Altichiero e dell’Arcella. Gli espropri dei terreni sono terminati, quindi ora si può procedere con la gara d’appalto». L’altra urgenza riguarda invece la rete fognaria.
«E qui i problemi si fanno grossi – sospira l’assessore – anche perché stiamo scontando ritardi che ci sono stati lasciati in eredità ancora dalla giunta Destro dove della manutenzione delle fognature l’allora assessore Riccoboni si è totalmente disinteressato. Il mio predecessore, Bortoli, ha in parte cercato di colmare le gravi lacune del sistema, ora si tratta di proseguire per mettere al riparo la città da altri eventi come quello del 16 settembre».
«Il punto è che intervenire sulla rete fognaria impegna una quantità di risorse economiche incredibile – spiega Umberto Zampieri – Solo per sistemare la zona di Montà, dove i lavori termineranno nel 2010, sono serviti 6milioni di euro. Adesso però bisognerà pensare pure al nodo-sud legato alle zone di Sant’Osvaldo e Santa Rita. Ma l’obiettivo che ci siamo posti, ovvero quello di creare una rete fognaria all’altezza di risolvere e prevenire i problemi, non si raggiunge in tempi brevi. Ci vogliono anni ed è per questo che risulta così tanto grave il ritardo con cui abbiamo dovuto, e purtroppo stiamo continuando, a fare i conti».
Infine, l’assessore, ritornando sul nubifragio che ha paralizzato e mandato sott’acqua interi quartieri della città, sottolinea: «Per spiegare l’imprevedibilità e l’eccezionalità dell’evento è sufficiente dire che nemmeno il meteo era riuscito a prevederlo. Nei giorni scorsi ho incontrato anche il direttore del Genio civile per fare il punto riguardo alla sicurezza idraulica della città. È stato un incontro importante e proficuo. Dal conto nostro continueremo a garantire una manutenzione di alto livello degli impianti esistenti e cercheremo, nel tempo, di creare un sistema che possa resistere anche ad eventi estremi come quello di mercoledì 16 settembre»”.
Matteo Bernardini

l'ennesima occasione di tacere persa

basisco leggendo di carrai, lascio perdere ogni ulteriorre altro commento.

da gazzettino.it

Padovani al volante: virtuosi o spericolati? Dipende dalla fonte che fornisce i dati. Secondo l’Aci-Fondazione Caraccilo, infatti, alla vigilia dell’applicazione della mini-sanatoria per le contravvenzioni elevate e rimaste insolute fino al 31 dicembre 2004, Padova è la quinta città a livello nazionale per numero di multe da saldare, con 134,85 sanzioni ogni 100 veicoli. In Veneto la batte solo Verona (quarta con 145,89 multe ogni 100 mezzi), mentre in coda alla classifica figurano a decrescere Messina, Parma, Trieste, Modena, Reggio Emilia, Catania, Taranto e ultima, e quindi più lodabile d’Italia, Foggia. Insomma a Padova su ogni veicolo usato (e quindi sul suo titolare) penderebbe quasi una multa e mezza.
Di tutt’altro avviso la classifica fatta sulla stessa materia da “Il Sole 24-ore” appena due mesi fa secondo la quale, grazie alle lettere di pre-ruolo che consentono di recuperare oltre che pendenze dell’anno corrente, anche quelle di anni precedenti, Padova vanta la 98ma posizione sui 104 comuni analizzati, per il rapporto tra accertamenti contestati e riscossioni intascate: addirittura il 102,2%, ovvero il presente e il passato insieme, senza tante storie. Ma allora chi ha ragione?
Ricordiamo anzitutto l’oggetto della disquisizione: tra i provvedimenti correttivi alla manovra estiva inseriti dal Governo, è previsto un condono per i verbali relativi a violazioni del codice della strada, e contestati prima del 2005. Anziché raddoppiare o triplicare a seconda della “stagionatura” della sanzione rimasta inevasa, la multa che l’interessato pagherà sarà solo quella minima, più le spese di notifica e un “aggio”, cioè un accomodamento bonario del 4%. I comuni rinunciano così alle cospicue more, in cambio di liquidità immediata che, in tempi di crisi, fa comodo come nient’altro.
Secondo l’indagine de “Il Sole” in palio per le casse comunali di Palazzo Moroni ci sono 5.662.463 euro. I contribuenti morosi saranno contattati tramite lettera dall’agente di riscossione, e potranno decidere di essere sgravati sollevati da ulteriori pesi. Quanto alla discordanza dei dati, parla l’assessore comunale alla Polizia municipale Marco Carrai: «Grazie a un’organizzazione efficiente degli uffici adibiti alla notifica e alle lettere pre-ruolo, non abbiamo un’esposizione importante. È anche vero che negli ultimi tempi, a causa della crisi economica, sono aumentate le persone che non riescono a pagare le multe».
Michela Danieli

blocchi a rotazione

essendo per sua stess aparola le domeniche ecologiche inutili, la'ssessore zan propome di fare piccole domenche ecologiche per quartiere, a rotazione, cosi' non saprai mai se potrai andare a trovare un amico o un parente in un'altra parte della citta' perche' potrebbe essere nel quartiere ecolgico, magari la rotazione viene fatta a sorte, con premi e cotillon, oppure abbinata ad un incentivo economico.

per tutta risposta inoltro la seguente considerazione ripresa dal gazzettino.it

«Stoppare i quartieri a rotazione, mentre il resto del mondo gira? E’ un’idea assolutamente improponibile». A respingere al mittente la proposta dell’assessore all’ambiente, Alessandro Zan che vorrebbe portare a turno, il blocco del traffico e la domenica ecologica nelle periferie non sono soltanto i commercianti ma anche i residenti, specie gli anziani. «Ci sono dei pensionati – ricorda Giovanni Marini da Pontevigodarzere – che usano l’auto praticamente solo la domenica per andare a messa. Bloccarli a casa anche nel giorno festivo non mi sembra una grande idea. Meglio sarebbe che chi si occupa dell’ambiente cominciasse a pensare a rendere più pulite e decorose le periferie». «Non è certo bloccando il traffico a scacchiera e penalizzando sempre e comunque sempre le stesse categorie come i fioristi, i ristoratori, i bar, le rivendite di giornali – fanno sapere i commercianti di Pontevigodarzere – che si sensibilizza la gente sulle tematiche ambientali. Per combattere l’inquinamento occorrono ben altri interventi ad iniziare dalla riconversione degli impianti di riscaldamento a gasolio».
«Ben vengano tutte le iniziative che aiutano a migliorare e a rispettare l’ambiente e a far rivivere il territorio, ma non il blocco del traffico – rincara Fabrizio Boron, presidente del Quartiere 6 Ovest – che fa solo arrabbiare la gente perché complica la vita». «Per le famiglie – commenta dall’Arcella, Andrea Rossi consigliere di circoscrizione, e soprattutto genitore - è meglio la tradizionale domenica ecologica per tutti, senza traffico, dove si può andare in bici tranquilli e senza rumori perfino sul cavalcavia Borgomagno assaporandosi il piacere di vivere da protagonisti tutta la città».
La proposta delle domeniche ecologiche spalmate a rotazione nei quartieri insomma fa discutere. E oltre alle critiche registra anche consensi. Come nel Quartiere 3 Est Forcellini-Camin dove le domeniche senza traffico non sono certo una novità. Via San Marco, via Madonna della Salute, il centro di Mortise in diverse occasioni sono diventate dei veri e propri “liston” di periferia, riservati al passeggio e all’incontro. «Sarebbe bello riproporre l’esperienza – commenta il presidente circoscrizionale Andrea Micalizzi – specie a Ponte di Brenta, a Camin, a Mortise dando spazio non solo all’educazione ambientale ma anche alla promozione delle botteghe rionali». Consensi anche in quartiere 4 Sud Est Santa Croce-Sant’Osvaldo: «L’idea – dice il presidente Roberto Bettella – mi sembra interessante e suscettibile di sviluppi perché valorizza il decentramento e può creare sinergie positive con i quartieri».
Daniela Borgato

lunedì 21 settembre 2009

dai muri ai mori

cavallo di battaglia?
ma i muri? se li e' scordati? perdita di memoria selettiva?

da tgpadova.it

Il sindaco torna su un suo cavallo di battaglia alla vigilia della conferenza nazionale sull'immigrazione, dove interverrà come responsabile dei temi della sicurezza: 'Guardare in faccia ai problemi ma rinunciare alla propaganda'

"Senza una reale politica dell'integrazione da attivare ad ogni livello, nazionale e territoriale, non riusciremo a gestire in modo serio ed efficace il fenomeno immigrazione. Per farlo occorre uscire dagli stereotipi e guardare in faccia i problemi, rinunciando alla facile propaganda". Lo afferma il sindaco di Padova, Flavio Zanonato alla vigilia della II conferenza nazionale sull'immigrazione in programma a Milano il 25 e 26 settembre. Per il responsabile Anci per la sicurezza urbana, bisogna prendere atto che "con la presenza di cittadini immigrati avremo sempre più a che fare, e che non è possibile tornare, come qualcuno lascia credere, agli anni '80, quando gli immigrati non c'erano o erano una realtà irrilevante". Di fronte all'arrivo in Italia di un numero sempre più rilevante di immigrati, "occorre una politica in grado di realizzare una comunità, allo stesso tempo, ordinata e accogliente". La ricetta suggerita è chiara: "riconoscere ai "nuovi cittadini" i diritti riconosciuti dalla nostra Costituzione e pretendere il rispetto dei doveri da parte di tutti coloro che vivono nel nostro Paese, italiani o stranieri che siano: solo così - sottolinea - si potrà garantire, insieme all'integrazione, la sicurezza di tutti". Ma l'integrazione non comporta la perdita della nostra cultura, della nostra storia, delle nostre tradizioni e lo stesso discorso vale per i cittadini stranieri. Il sindaco di Padova sottolinea come "dobbiamo pretendere dai cittadini stranieri il rispetto dei valori fondamentali su cui si basa la nostra convivenza e, al contempo, essere "curiosi" di ciò che è diverso da noi.

mercoledì 16 settembre 2009

in comune tutti comodi

non si puo' biasimare il sig. Andretta.

D'altro canto con lui il comune mantiene solo e sempre il solito atteggiamento del sindaco sceriffo muratore danzerino marinaio.

da gazzettino.it

Francesco Andretta, titolare dell’ex supermercato al civico 25 diventato luogo di culto, è perentorio: «Non scendo più a patti col Comune»
«Nessuna proroga alla moschea in via Anelli»
Il contratto scade il 30 settembre: «Quel giorno rivoglio i locali, finora ho portato anche troppa pazienza»

Mercoledì 16 Settembre 2009,
«Concedere altre proroghe? Eh no, adesso basta. Al 30 settembre rivoglio liberi i miei locali. Non sono più disposto a scendere ad altri patti, né con l’amministrazione comunale, né con nessun altro. Riavere il mio immobile è un mio diritto che voglio sia rispettato. Credo di avere ampiamente dimostrato la mia disponibilità». E così Francesco Andretta, il titolare dell’ex supermercato al civico 25 del complesso Serenissima, oggi trasformato nella sede della moschea dell’associazione Rahma, spazza via ogni possibile nuovo accordo con la giunta di Palazzo Moroni al fine di ottenere una proroga in grado di consentire ai fedeli islamici di rimanere in via Anelli almeno fino alla realizzazione della loro nuova moschea in via Ippodromo a Ponte di Brenta.
«Il mio interlocutore in tutta questa vicenda è stato solo e sempre il Comune – spiega Francesco Andretta, proprietario della ditta Itd di Castelfranco Veneto – Da qualche tempo però nessuno si è più fatto vivo con il sottoscritto. Io ho un'unica certezza, quella legata alla data del 30 settembre, quando scade il contratto siglato con l’amministrazione comunale. Per quel giorno il mio stabile deve essere libero. Non ho altro da aggiungere». Insomma questa volta la posizione del titolare dell’ex supermercato aperto nel ghetto di via Anelli, che nel recente passato ha ceduto a due proroghe consecutive per far rimanere i fedeli dell’associazione Rahma nel complesso Serenissima, sembra essere netta e definitiva.
«Non devo mandare nessuna lettera di sgombero a nessuno – termina Andretta – l’accordo si esaurisce fra pochi giorni. Non c’è quindi bisogno di niente altro, anche perché, ripeto, da parte mia non esiste la volontà di proseguire questo genere di contratto. Punto». E punto sia, ammesso che anche l’amministrazione si rassegni e che l’associazione Rahma trovi una soluzione per i tre mesi che dovrebbero mancare all’apertura della nuova moschea.
«Sono proprio curioso di vedere come finirà la vicenda – interviene il consigliere comunale del Pdl, Antonio Foresta – e se il Comune continuerà a farsi garante per i signori Rahma. E vedremo anche se i rappresentanti dei comitati di zona, nel caso la moschea restasse in via Anelli, faranno davvero l’annunciato sciopero della fame».
Matteo Bernardini

facciamoci 2 risate socialiste

certo il ridicolo non sanno cosa sia questi.
sono rimasti in 3, e vogliono comunque le loro piccole quote di potere.
ridicoli.
ma leggete e fatevi 2 risate rilassate, urtroppo invece il socialista e' maleddamente serio, per fortuna non conta nulla.

dalle lettere del Gazzettino di Padova

Socialisti
non valorizzati
in casa Pdl
Prendiamo atto con malcelata insoddisfazione del mancato rispetto degli impegni politici a suo tempo assunti con l’ex presidente della Provincia Vittorio Casarin e di recente con i vertici regionali e provinciali del Pdl in relazione al riconoscimento fattivo del ruolo politico e dell’apporto elettorale espresso dagli elettori socialisti.
Dopo l’esito elettorale brillante dei candidati socialisti alle provinciali ed in alcuni comuni (tre consiglieri comunali eletti e per un soffio un mancato consigliere provonciale), nonostante l’impari lotta in territori fortemente impregnati da una Lega a dir poco battagliera, vi era stato l’impegno preciso di “valorizzare” la presenza di ogni espressione politica appartenente al Pdl in particolare laddove non era stato possibile rendere disponibili in prima battuta ruoli diretti di amministratore.
Penso alla Nuova Dc di Rotondi, ai Popolari Liberali di Giovanardi ed al Nuovo Psi. Esordire, come si è fatto con la nomina del nuovo cda di Onterporto, con l’estromissione dall’unico ruolo ricoperto da esponenti socialisti non è indice certamente di collaborazione e di coesione della compagine politica che pure ha stravinto le elezioni provinciali e sfiorato una inattesa vittoria per il Comune di Padova.
Vi è bisogno ora di un profondo chiarimento nel rispetto della pari dignità fra le varie componenti del Pdl. D’ora in poi eserciteremo una forte attività critica pur continuando ad avere come unico obiettivo il rafforzamento dei consensi del Pdl, di tutto il Pdl ed in particolare di quelle posizioni che fanno riferimento alla cultura laica e riformista. Non accetteremo comunque decisioni prese da pochi e non partecipate al di fuori dei costituendi Coordinamenti Provinciali e Comunali per i quali ancora una volta denunciamo il grave ritardo nella loro concreta/formale realizzazione.
Sebastiano Arcoraci
portavoce Nuovo Psi prov.le

martedì 15 settembre 2009

che spettacolo indecente

chissa se la promessa di trasparenza e di poter vedere le sedute consiliari in diretta sara' mantenuta, saran le classiche sinistre promesse? vedremo, nel frattempo consoliamoci che almeno non abbiamo visto questa

Martedì 15 Settembre 2009,
La prima seduta del Consiglio di Palazzo Moroni, ieri sera, è stata monopolizzata dalla discussione riguardo il numero delle commissioni consiliari. Che la maggioranza di centro sinistra ha aumentato portandole da sette ad otto trovando la netta opposizione del centro destra. E così in aula, dove si respirava l’aria del primo giorno di scuola con tanto di assegnazione dei banchi del parlamentino comunale, si è aperta una lunga discussione durata oltre due ore prima di giungere al voto finale.
“La scelta delle commissioni è stata politica e programmatica e non c’è nessun incremento di spesa – ha subito puntualizzato il capogruppo del Pd, Gianni Berno – E presentando subito il loro schema completo già di tutti i presidenti abbiamo compiuto un atto di responsabilità che invece non c’è stato nell’opposizione visto il triste spettacolo che ha dato nel gioco per la presidenza dei quartieri in estate”. Touché. E infatti è immediatamente scattata la replica del Pdl, attraverso le parole di Rocco Bordin: “I quartieri non c’entrano nulla con le commissioni. Nel centro sinistra c’è sempre e solo voglia di strumentalizzare e fare polemica”.
“L’aumento delle commissioni è ingiustificato – ha aggiunto il capogruppo del Pdl, Alberto Salmaso – il loro numero si può ridurre accorpando le competenze”. Al coro si è poi unita la voce della leghista Mariella Mazzetto: “Non solo chiediamo la riduzione delle commissioni, ma anche dell’indennità ricevuta dal sindaco e dai dodici assessori. Un taglio dei loro emolumenti del 10 per cento”.
Ma la maggioranza ribatte e lo fa con Fabio Scapin, dell’Italia dei Valori, proprio il presidente della commissione sport e giovani, quella considerata “in più”: “Invece di ripetere lo spettacolo vergognoso dato per esempio per eleggere il presidente del quartiere Arcella chiedo responsabilità al centro destra nella scelta, immediata, dei vice presidenti e dei componenti delle commissioni”. Dall’opposizione invece arrivano due mozioni distinte, una proposta da Marco Marin contro l’aumento, stimato dal consigliere del Pdl nel 6 per cento, dei costi derivanti dall’incremento delle commissioni e l’altra presentata da Giampiero Avruscio per l’accorpamento delle commissioni sdoppiate. Entrambe, che tranne i consiglieri Cavatton e Giorgetti hanno raccolto firme diverse, vengono però respinte. Il “distinguo” dell’opposizione, dove nel Pdl continuano ad agire almeno due anime differenti, si annulla però al momento del voto finale. Alla fine la proposta del centro sinistra passa: le commissioni consiliari saranno otto. I votanti, quando ormai sono passate le 22, e la discussione si è protratta per oltre due ore, sono 39: 25 favorevoli all’aumento, 14 i contrari.
Matteo Bernardini

lunedì 14 settembre 2009

ennesima proroga

in barba al quartiere ai suoi elettori, ai suoi avversari, alle sue promesse ecco il sindaco ballerino in una piroetta spettacolare

da corriere.it

La Moschea rimane in via Anelli
Arriva una nuova proroga dell’affitto

Raggiunto l'accordo tra l'associazione musulmana e i proprietari, il luogo di culto non traslocherà sino a fine anno

La sala di preghiera islamica (archivio)

La sala di preghiera islamica (archivio)

PADOVA — Ancora una pro­roga in vista per la moschea di via Anelli. La piccola sala di preghiera islamica che, dal­l’agosto del 2006 ha preso il po­sto di un supermercato al pia­no terra di una delle sei palazzi­ne del residence Serenissima, potrebbe restare lì dov’è ora al­meno per altri tre mesi. L’ulti­mo contratto d’affitto, stipula­to lo scorso novembre tra l’as­sociazione musulmana «Rah­ma » e il proprietario del locale (un’azienda serigrafica di Ca­stelfranco), sca­drà il prossimo 30 settembre. Ma, grazie alla mediazione del Comune e del sindaco Flavio Zanonato in pri­ma persona, i fe­deli marocchini guidati dagli iman Malek Ab­derrahim e Talibi Mohammed starebbero per ottenere dal­l’impresa trevigiana un ulterio­re prolungamento della loro permanenza in via Anelli. Ma­gari fino alla fine dell’anno o al­l’inizio del prossimo. Nell’atte­sa di trasferirsi in via dell’Ippo­dromo, all’interno di un capan­none privato in disuso, che stanno a fatica acquistando.

Già prima dell’estate, sem­pre aiutata dal sindaco e dal suo architetto di fiducia (Ivan Iobstraibizer), l’associazione islamica ha versato un antici­po di circa diecimila euro. Nulla, però, in confronto al costo finale della struttura, ov­viamente molto più ampia del­l’ex supermarket del Serenissi­ma: intorno ai 450 mila euro. Quasi un miliardo delle vec­chie lire, di cui i credenti in Al­lah dovranno saldare la metà entro il prossimo Natale. Quan­do pure è fissata un’altra, deci­siva scadenza: cioè la firma del preliminare d’acquisto.

Insomma, sembrerebbe de­stinata a breve a concludersi la querelle dello spostamento del­la moschea. Vi­cenda che, dopo aver diviso la cit­tà nei mesi prece­denti la campa­gna elettorale, con l’ipotesi di trasferimento nell’ex fattoria di via Longhin (proprietà del Comune), pare­va essere finita nel dimentica­toio. Inoltre, dopodomani a Palaz­zo Moroni, il sindaco Zanona­to riceverà nel suo ufficio il ti­tolare del capannone di via del­l’Ippodromo per definire i det­tagli dell’operazione. Proprio mentre in via Anelli comincerà l’ultima settimana di Rama­dan, il mese sacro dell’Islam.

Davide D’Attino
12 settembre 2009

domenica 13 settembre 2009

mille proroghe

zanonato abbaja ma non morde

la moschea di via Anelli verso l'ennesima prorosa nonostante le promesse (non solo recenti ed eelttorali)

leggi l'articolo

http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=72906&sez=NORDEST

ponti d'oro ma difettati

sorprendente, ma pensandoci bene, neanche troppo

da gazzettino.it

Domenica 13 Settembre 2009, È l’inaugurazione di un innovativo e rivoluzionario sistema di costruzione dei viadotti urbani, o semplicemente la naturale conclusione di un progetto che ha richiesto numerose varianti in corso d’opera e la dilatazione dei tempi di consegna dei lavori? È una parte del ponte che poi verrà completata, magari con materiali di ultima generazione nella realizzazione dei cavalcaferrovia a rampe incrociate, oppure è un errore bell’e buono a cui si è cercato di rimediare alla meno peggio guardando alla sostanza e consentendo comunque il "bacio" tra le due rampe altrimenti non collimanti? Ad osservare con attenzione il particolare del cavalcavia Sarpi-Dalmazia che riportiamo qui sopra e accanto, le domande, come avrebbe detto qualcuno, sorgono spontanee. Come se una signora, per l’esclusiva cena di gala alla quale è invitata, dopo avere dedicato tempo e impegno nello scegliere il vestito più bello, uscisse da una boutique di Armani e usasse per sostenere l’abito una cintura taroccata.
Ecco, la sensazione che si ha osservando i quattro tiranti in ferro che portano una rampa del Sarpi-Dalmazia ad arrivare a combaciare con l’altra è un po’ questa. Un’impressione che ci è stata confermata anche da alcuni ingegneri e architetti che abbiamo interpellato mostrando loro le foto scattate dal Candid Camera. La percezione, anche per tutti loro, è che senza quei quattro paletti in ferro che spuntano dalla base del piccolo parallelepipedo in calcestruzzo le rampe del cavalcavia non sarebbero state in asse.
Ma la soluzione lascia in tutti gli esperti da noi ascoltati qualche perplessità. Nessuno di loro infatti, prima d’ora, aveva mai visto un sistema simile per sostenere le rampe di un ponte. E allora le possibilità sono tre: o siamo in presenza di una nuova tecnica per la realizzazione dei cavalcafferovia, o il lavoro deve essere ancora completato in attesa di nuovi materiali, oppure il calcolo per far combaciare le rampe è stato sbagliato. E il cavalcavia, senza la "toppa", non sarebbe stato in linea.
Se quella dell’errore fosse l’ipotesi giusta, la preoccupazione non sarebbe certo per l’aspetto estetico dell’opera, che forse passerebbe tra l’altro inosservato e comunque privo di grande interesse; l’irritazione sarebbe invece quella di pensare ai soldi che sono stati messi a bilancio dall’amministrazione comunale per la realizzazione del cavalcaferrovia: oltre 20 milioni di euro, con le imprese che stanno svolgendo i lavori che nel corso del tempo hanno avanzato riserve, per altro ritenute "ammissibili e fondate" dal responsabile del procedimento per oltre 23 milioni di euro.
Solo qualche settimana fa Il Gazzettino aveva rivelato che nel progetto per la realizzazione del "Ponte Verde" che andrà a collegare la Fiera con l’Arcella non era stata prevista la terra, 67mila metri cubi, sulla quale far appoggiare le rampe del viadotto. Nel caso del Sarpi-Dalmazia invece, salvo verifiche contrarie, le rampe rischiavano persino di non incrociarsi. Ma forse è solo un’illusione ottica. Forse.
Matteo Bernardini

mercoledì 9 settembre 2009

gag eccezionale

aumentano le commissioni in comune, all'accusa di aumentare anche i costi la GENIALE replica e':

"Bugie – replica Giovanni Di Masi, dell’Italia dei Valori – Noi, anche con una commissione in più ci fermiamo al massimo a un più 6 per cento".

quindi un aumento del 6%!!!

incredibile risposta, tanto di cappello a questo genio della comunicazione

raddoppio in via Anelli?

vedremo, cosi' sulla fiducia direi che non e' uqna gande idea, ma non si sa mai.

da gazzettino.it

Una riunione di oltre due ore. Tanto è durato ieri mattina l’incontro tra l’assessore Ivo Rossi, in questo caso in veste di responsabile alla Città metropolitana, l’assessore alla Casa Antonino Pipitone, il capo settore all’Urbanistica e quello all’Edilizia privata di Palazzo Moroni. Motivo del vertice: discutere del Piano Casa regionale che il Comune dovrà recepire entro il 30 ottobre. E oltre a parlare delle linee guida generali per rendere il piano omogeneo con la conformazione urbanistica e paesaggistica del territorio e fissare il prossimo incontro, l’11 settembre, con gli altri comuni della città metropolitana, sul tavolo è immancabilmente finita la questione via Anelli.
“Assieme al futuro della zona industriale è l’altro tema specifico che dobbiamo affrontare nella nostra città”, spiega Ivo Rossi. Infatti il nuovo Piano Casa varato dalla Regione consente, in determinate aree urbane, la possibilità di un incremento di cubatura di oltre il 40 per cento. In via Anelli, per esempio, si passerebbe dai 34mila metri cubi previsti dall’Accordo di programma firmato con la Regione, ai possibili 54mila metri cubi. Ma la decisione, se far rientrare l’area del Serenissima nel Piano Casa spetta al Comune. Con la Regione che sta alla finestra.
“Per il momento da Padova non ho ricevuto alcuna proposta per modificare l’Accordo di Programma – osserva l’assessore regionale all’Edilizia, Massimo Giorgetti – Comunque siamo pronti a parlare con il Comune, e non dimentichiamoci che l’attuale variante urbanistica su via Anelli l’ha proposta Palazzo Moroni”. E l’apertura dell’assessore è confermata anche dai suoi tecnici: “L’Accordo di programma può essere rivisto, di questo però dovrebbero parlare Giorgetti e Zanonato”. L’incontro tra i due avrebbe dovuto esserci già prima di ferragosto, ma poi è slittato, e la sensazione è che per il sindaco, in questo momento, la riqualificazione del Serenissima non sia in cima ai suoi pensieri politici.
“In via Anelli stiamo un attimo verificando la situazione – dice l’assessore all’Urbanistica Mauro Bortoli – Per il momento dalla Regione ci è arrivata la circolare che spiega il Piano Casa, sono circa 300 pagine. Dobbiamo valutare bene e non solo la questione di via Anelli dove sarebbe interessante far intervenire il privato. L’architetto Schvarcz, per esempio, ha proposto un progetto interessante”. Mentre invece quello visionato da Ater, Comune e Regione per una nuova via Anelli con cinque palazzine al posto delle attuali sei è già stato archiviato. Quel piano infatti era stato previsto su 34mila metri cubi, ma sdesso si parla di almeno 54mila e di una riqualificazione che potrebbe coinvolgere tutto un quartiere.
Matteo Bernardini

lunedì 7 settembre 2009

i partiti del no

sul dire no a tutto son sempre stati d'accordo, e0 quando si devob far le proposte che i partiti cugini si dividono ancora, come sempre

da gazzettino.it

PACCHETTO DI SICUREZZA
Rifondazione non vuole le ronde
(d.borg.) No alle ronde, no al reato di immigrazione clandestina, no al Pacchetto sicurezza. A chiamare a raccolta il Consiglio comunale di Padova per un voto contro il recente pacchetto governativo di norme anti immigrazione ed i respingimenti dei profughi e richiedenti asilo è Daniela Ruffini ( Rifondazione Comunista) presidente del Consiglio Comunale che ieri mattina, a Palazzo Moroni, con Leonardo Arnau presidente di Giuristi Democratici e Stefano Cecconi, responsabile enti locali Pdci ha esposto il contenuto dell’ordine del giorno depositato dal gruppo consilare Rifondazione Comunista – Comunisti italiani che potrà essere discusso probabilmente già nel prossimo Consiglio Comunale. «Aumenta la preoccupazione - ha sostenuto Ruffini – per le ripercussione che il Pacchetto sicurezza potrà avere nel territorio padovano. L’introduzione del reato di ingresso irregolare e l’obbligo di denuncia dei reati incombente sui pubblici ufficiali e sui servizi pubblici avrà conseguenze pesantissime. Come la non registrazione di nuovi nati nei registri comunali, l’evasione dall’obbligo scolastico, la presenza di stranieri-ombra che, magari perché hanno perso il lavoro, proprio perché divenuti irregolari, non potranno avvalersi dei servizi sanitari con conseguenze anche per il resto della popolazione». Da qui la richiesta che il Comune di Padova non si avvalga delle ronde, «che creano un corpo parallelo alle forze di polizie, uniche titolari della garanzia dell’ordine pubblico».
DS E RIFONDAZIONE
No al nucleare in Veneto
(d.borg.) «Centrali nucleari in Veneto? No, grazie». Il centrosinistra chiede una politica alternativa a livello regionale. «Il nucleare ha fatto il suo tempo - ha ribadito Giovanni Gallo ((Partito democratico) intervenendo ieri a Padova sulla questione con Petrangelo Pettenò (Rifondazione comunista) –. Meglio adottare un piano energetico regionale per l’utilizzo di energia pulita, il fotovoltaico e della geotermia. Come del resto prescrivono le stesse direttive europee. Meglio cominciare con la sostituzione delle lampade ad incandescenza con l’illuminazione a led che, se estesa a tutto il Paese, permetterebbe di risparmiare la quantità di energia pari a quella prodotta da due centrali nucleari». Le opposizioni hanno presentato sulla questione una risoluzione che sarà discussa nel corso di una seduta straordinaria del Consiglio regionale. «Il rilancio dell’energia nucleare in Italia - sostengono i due consiglieri - è quantomeno anacronistico e va nella direzione opposta rispetto a quanto accade da molti anni nei principali Paesi industrializzati dove lo sviluppo energetico non è indirizzato verso la costruzione di nuove centrali ma piuttosto incentrato sull’utilizzo di fonti di energia rinnovabile pulita e sicura». Il centrosinistra richiama inoltre la Giunta al dovere di procedere alla più ampia consultazione del cittadini veneti in caso il Governo intenda procedere alla realizzazione di una centrale in regione.

giovedì 3 settembre 2009

la politica sociale del comune

no comment.
siccome in troppi dichiarano troppo poco allora pagheranno tutti, evasori, che dovrebbero pagare, e veri poveri.
qui prodest?
perche' tutta questa pigrizia nei controlli?


ma come puo' essere, cito dall'articolo che segue, "La percentuale di famiglie che dichiara (in Isee) sotto i 5mila euro è del 15%, sotto i 7mila il 25%, sotto i 10mila il 50%. Solo il restante 10% presenta indicatori più alti."?
il 90% delle famiglie che fa richiesta ha un reddito sotto i 10000? ma come vivono? ma come si puo' crederlo? controlli controllie pene per chi evade, altro che pagare tutti, cosi' non si fa alcun danno all'evasore, ma si punisce il povero vero in barba a qualsiasi forma di solidarieta'.
e questo viene da centrosinistra, figurati che centrosinistra, ma d'altro canto con zanonato duce conducador che ci si puo' aspettare?

dal mattino

iente più asilo e pasti gratis. Di fronte all’avanzare di bambini, quasi 250, che usufruiscono di nido e materne comunali senza pagare un euro, l’assessore Claudio Piron chiede una revisione delle griglie di pagamento. Graduale, senza sconvolgimenti per le famiglie, ma necessaria. Perché con la diminuzione dei fondi da parte di Stato e Regione, al Comune i conti fanno fatica a tornare.

LA LINEA DELL’ASSESSORE.
«D’altra parte se queste famiglie tenessero a casa i propri bambini una cifra minima, per il pranzo almeno, la dovrebbero spendere. Oggi sono a carico completo del Comune». Un meccanismo da rivedere, magari radunando dietro ad un tavolo le parti in causa. Due certezze già ci sono. «Si tratta di un servizio individuale, non c’è l’obbligo del Comune di fornirlo, e la legge prevede che almeno il 36% del costo sia coperto dalle rette».

In altre parole, più aumentano gli esenti dal pagamento, più le restanti famiglie devono sganciare euro. Saranno aumentati anche i controlli da parte della guardia di Finanza sulle dichiarazioni Isee delle famiglie dei bambini. Perché l’indicatore del reddito offre uno spaccato strano. Il Comune ospita nei propri 11 asili nido e 19 scuole materne più di 1600 bambini. La percentuale di famiglie che dichiara (in Isee) sotto i 5mila euro è del 15%, sotto i 7mila il 25%, sotto i 10mila il 50%. Solo il restante 10% presenta indicatori più alti. Insomma, tanti redditi molto bassi.

«Controlleremo con tutti i mezzi possibili, come abbiamo chiesto anche alle forze dell’ordine - spiega Piron - vogliamo essere sicuri di fornire ad ogni famiglia il servizio che le spetta, con equità e giustizia».

I NUMERI.
Le strutture comunali hanno riaperto ieri i battenti per 760 (asili nido) e 898 (materne) bambini, con 526 stranieri. Imponente anche lo spiegamento di personale. Partendo dagli asili nido ci sono 172 maestre, di cui 4 per il sostegno di disabili, e 58 addetti la maggior parte figure assunte a tempo indeterminato. Per le materne, invece, 116 educatori (con 32 fra insegnanti di sostegno e operatori Usl) più 48 addetti.

I MICRONIDI.
E’ certo, ormai, che qualcuno non riaprirà. Ed entro due mesi si saprà la cifra esatta. Tecnicamente sono definibili come «centri dell’infanzia», spesso sono piccoli asili nido aziendali, dove i dipendenti lasciano i bambini. Il tempo previsto dalla legge regionale 22/2002 per sanare la propria situazione è scaduto. Il Comune ha l’obbligo di controllare, e ha inviato nei mesi scorsi una lettera per ricordare di presentare i documenti. «Al momento non abbiamo avuto risposta da 43 destinatari, ora procederemo con i controlli: chi non è a norma dovrà cessare l’attività» spiega la caposettore Lucia Fantini. La struttura di via Tartini, che sembrava in pericolo di chiusura, ha presentato la domanda di autorizzazione. Non è detto che la spada di Damocle penda su 43 teste.

«Dobbiamo infatti capire per bene quante strutture siano effettivamente coinvolte - continua la caposettore - è molto probabile che una buona parte non sia più operante, o abbia altre peculiarità».

i soliti democristiani

e dopo fingono di non sapre perche' han perso le elezioni!

da gazzettino.it

Giovedì 3 Settembre 2009, Il richiamo per «una scelta responsabile» è diventato un «rompete le righe». I consiglieri di centrodestra al Brentella-Valsugana hanno messo in scena, l’altra sera, un disarmante "tanto peggio tanto meglio", impallinando il leghista presidente designato di uno dei tre quartieri dove la coalizione aveva vinto, lo scorso giugno, pur senza convincere evidentemente i suoi stessi eletti. L’appello del coordinatore Filippo Ascierto - che l’altro giorno ha confessato qualche sospetto, visto il suo j’accuse sulle spaccature e i personalismi interni alla coalizione -, non è bastato e l’autolesionismo del PdL padovano è arrivato all’epilogo. Misero finale che rischia fortemente un bis questa sera, nella seduta del quartiere Arcella, e un tris en-plein domani, con la riunione del Cdq Centro.
Non sono faccende solo di rione, nè baruffe attribuibili alla scarsa conoscenza del Cencelli. In realtà, il caos è ben stratificato, visto che tra lo stesso coordinatore e il suo vice-vicario, Giustina Destro, c’è un bel po’ di ruggine. Figurarsi scendendo via via verso il basso... In questa terra di nessuno, dove il carisma di ognuno viene messo alla conta, e gli "amici di" valgono ben più della strategia di partito (ammesso ma non verificato che qualcuno sia stato in grado di delinearla), non sorprende che il consiglio di un quartiere sia un’occasione come un’altra per i dispetti, i veti, il braccio di ferro.
Ha ragione l’onorevole Destro, che nella lettera ai consiglieri rifiutava la rappresentazione «di un partito rimasto diviso in due parti»: le parti infatti risultano ben più di due, ma tante quanti sono gli eletti, ognuno dei quali si sente la vera anima del (suo) gruppo.
Resta il fatto che su sei circoscrizioni, tre sono ancora senza vertice, tutte e tre quelle dove il centrodestra ha vinto le elezioni. Come dire che mezza città è nell’
impasse virtuale grazie ai maldipancia del PdL. Che adesso rischia di non trovar pace in tempo utile per evitare la figuraccia del commissariamento (al quale molto probabilmente qualcuno mira).
Vien da pensare a cosa sarebbe accaduto se a giugno il PdL avesse conquistato tutta la città: l’attuale crisi nei quartieri starebbe paralizzando l’intero Palazzo.

il ponte (era) verde

leggo e inoltro

Ponte verde
modificato
il rendering
Prendo visione del rendering del ponte verde "modificato" pubblicato sul Gazzettino e conoscendo -essendone autore- il progetto andato in gara resto esterrefatto dello sconvolgimento (direi lo scempio) prodotto.
L'idea di una fascia a giardino pensile che unisse con un percorso ciclabile e pedonale il parco Milcovich alla Fiera (e a un possibile parcheggio multipiano anch'esso con terrazze a verde degradanti) è completamente sparita, così che non si comprende più per quale motivo il ponte possa ancora chiamarsi "ponte verde".
Le due parti di città che si intendeva unire con quella soluzione (la cosidetta urban connection mediante uno stratching territoriale) restano così separate da un orrendo cavalcaferrovia da periferi estrema.
Sono desolato per i Padovani che avrebbero almeno il diritto di conoscere ciò che è stato loro sottratto.
Arch. Tullo Galletti

martedì 1 settembre 2009

ponti d'oro

leggo e riporto dal gazzettino.it

Martedì 1 Settembre 2009, Leggo sui quotidiani locali di aumenti milionari per la costruzione dei tre ponti di attraversamento della città: Cavalcavia Sarpi-Dalmazia, più 10.000.000 euro; Ponte Europa, più 4.000.000 euro; Ponte Verde, più 3.000.000 euro.
Sempre sulla stampa, una dichiarazione: non ci sono i 200.000 euro per asfaltare via dei Colli e altre strade di periferia.
A questo punto è lecito porre alcune domande.
Innanzi tutto, chi pagherà questi aumenti? Ha ancora validità il ribasso d’asta su tutti i progetti? E qui mi rivolgo al Governo: non sarebbe meglio fare la media fra il preventivo più alto e quello più basso? Forse in questo modo le imprese smetterebbero di proporre quei ribassi artificiali che arrivano anche al 30% e che sono impossibili da mantenere se non a scapito del prodotto finale, o con lievitazioni dei costi in corso d’opera per poter rientrare nei guadagni.
Ne abbiamo dimostrazione attuale con il Ponte Verde, appalto aggiudicato a 9.000.000 euro, che richiede già un’aggiunta di 900.000 euro non previsti nel progetto per i 67.000 metri cubi di terra necessari a realizzare le rampe del viadotto, una trascurabile dimenticanza.
Questo piccolo particolare, unito al prezzo del trasporto, fa aumentare il costo dell’opera di 3.000.000 euro, e guarda caso il 30% di 9.000.000 è proprio 3.000.000.
E qual è la funzione dei tanto decantati superesperti del Comune? Penso che questi progetti abbiano tutti un capitolato di spesa che chi è profumatamente pagato per l’incarico dovrebbe saper leggere, valutare, verificare. Come mai non si sono accorti che il Ponte Verde poggiava sul nulla? Chi, sia tecnico che politico, firma e avvalla un progetto, di norma se ne dovrebbe assumere la responsabilità, ma in Italia pare non ci siano mai conseguenze.
Un’ultima considerazione: il risparmio di 3.000.000 euro consentirebbe di realizzare cose importanti senza ulteriori aggravi per l’amministrazione e i cittadini. Per questo io e un gruppo di amici abbiamo intenzione di regalare ai firmatari del progetto numerose pale non meccaniche, i vecchi badili per intenderci, con i quali trasportare la terra necessaria a inquinamento e costo zero, fatti salvi i diritti sindacali. Ci vorrà un po’ di tempo, ma ne ricaveremo un risparmio in denaro e un grande insegnamento: chi sbaglia deve porre rimedio di tasca sua, e chi non sa fare il suo lavoro deve cambiare professione.
Cordiali saluti

Renzo Sartori