martedì 23 settembre 2008

Cavalieri della Repubblica

Dal Gazzettino di Padova del 23 settembre 2008

Avviata dalla Prefettura la procedura per il riconoscimento a cinque presidenti dei comitati cittadini
«Sarete cavalieri della Repubblica»
La richiesta è stata avanzata dall’on. Ascierto per il loro impegno sulla sicurezza
(M.B.) Gisella Scanferla, presidentessa del comitato Manara, Paolo Manfrin, presidente del comitato Stanga6, Denis Menegazzo, presidente del comitato Pescarotto, Maurizio Meridi, presidente dell'associazione Sos Padova, Massimiliano Pellizzari, presidente dell'associazione Comres. Sono i magnifici cinque ai quali ieri, nel corso della serata che Villaggio Italia ha dedicato alla sicurezza, è stato ufficialmente comunicato dall'onorevole Filippo Ascierto l'avvio della procedura per il loro cavalierato.

Cavalieri della Repubblica si legge nella lettera del Prefetto in risposta alla pratica iniziata per lo speciale riconoscimento per aver collaborato con le istituzioni e aver contribuito a rendere la città più sicura.

«Questa proposta l'ho fortemente voluta e sostenuta spiega l'onorevole Ascierto perché i rappresentanti dei comitati cittadini hanno svolto in questi anni una funzione importante per la sicurezza. E il loro impegno non può e non deve essere banalizzato. Meritano grande rispetto, stima e attenzione. Credo quindi fosse doveroso un ringraziamento ufficiale da parte delle istituzioni».

E loro, i cinque futuri cavalieri della Repubblica hanno risposto alla nomina con gratitudine ed emozione, la stessa che si legge tra le parole diGisella Scanferla, la pasionaria di via Manara: «Ringrazio l'onorevole Ascierto per averci dato questa magnifica opportunità. E' un onore a cui nessun altro aveva mai pensato».

«Ogni giorno cerchiamo di contrastare i galoppini dello spaccio facendo le vedette di quartiere termina la Gisa Ecco, noi ci sentiamo i galoppini della legalità. E questa onorificenza che viene annunciata la dedico ai miei fratelli che dal cielo mi stanno seguendo».

«Un riconoscimento del genere ce lo saremmo aspettato dall'amministrazione comunale osserva con una punta polemicaPaolo Manfrin -, comunque il fatto che l'onorevole Ascierto abbia riconosciuto che abbiamo speso parte del nostro tempo per il bene dei quartieri in cui viviamo o lavoriamo ci dà molta soddisfazione. È uno stimolo importante a continuare la nostra opera».

E non risparmiano le loro stoccate all'amministrazione comunale nemmenoMaurizio Meridi eDenis Menegazzo. «Avrei preferito che Padova avesse cinque cavalieri in meno, ma fosse una città più sicura e vivibile, soprattutto in certi quartieri come la stazione», attacca Meridi.

«Essere proposti per diventare cavaliere della Repubblica gli fa eco Menegazzo è qualcosa che gratifica e inorgoglisce. Ma è anche una piccola rivincita nei confronti di chi, fino a qualche tempo fa, dall'alto di palazzo Moroni ci tacciava di essere dei visionari in considerazione degli episodi di degrado che denunciavamo».

La chiusura è diMassimiliano Pellizzari: «Credo la nostra più grande vittoria sia stata l'arrivo dell'esercito a Padova. Lo abbiamo invocato tutti noi a più riprese, e la nostra associazione, in particolare, aveva mandato una lettera ai parlamentari padovani, di ogni schieramento politico, durante la scorsa legislatura chiedendo l'intervento dei militari per monitorare le strade della città. Tutti ci hanno praticamente riso in faccia tranne l'onorevole Ascierto. Lui è stato l'unico che ci ha ascoltato e al quale oggi dobbiamo dire un doppio grazie».


ben insomma, bella l'iniziativa del premiare gli agenti di polizia, carabinieri, finanza che si son distinti per aver vegliato integerrimi su di noi, anzi bisognerebbe che succedesse piu' spesso, ma l'organizzazione...
oh.... premetto che io son stato li' meno di un'ora, sapete, io lavoro, cosi' son arrivato tardi, dopo i discorsi dei politici, e,a quanto ne so, mi son solo perso l'occasione di farmi una risata, in particolare sul nostro, ormai mitico, assessore alla sicurezza, ...porello.
allora arrivo e ci son 3 cantanti reduci degli anni 60 , per carita', bravi, e hanno imporvvisato per riempir eunbuco, ma c'era il cantante che s'era un filino esaltatoe gorgheggiava e si muoveva sinuoso e sexy (?!?!?) con quell'aria "lo so son bravo ma non ci posso far nulla", poi arriva l'ospite ritardatario, il quale deve presentare le premiazioni, ma non s'era neppure letto quello che avrebbe dovuto dire, beh... alla fine s'e' impappinato.
Poi si son esibitti dei ballerini, bravi gli ometti, brave e tope (veramente) le donnine, poi le premiazioni, e li' e' stato imbarazzante lo speaker, dico io, conta almeno le persone sul palco, no, lui avrebbe letto tutti i nomi subito, c'eran solo finanzieri sul palco, una volta finiti i finanzieri da premiare almeno fermati, no, anche i vigili voleva, eppoi non lasciava alla bellona gambalunga il tempo di consegnare la targhetta che gia' stava leggendo il nome successivo, insomma, imbarazzante.
La cosa migliore secondo me comunque e' stato, tornando a casa, vedere i militari che controllavano documenti, trovare i carabinieri che giravano per il quartiere, uno avrebbe potuto pensare, son tutti dentro il tendone e per starda non c'e' rimasto nessuno, invece no, bravi, alla fine se lo meritano un ringraziamento, e pazienza se c'eran dei dilettanti allo sbaraglio a far gli onori di casa, il messaggio e' buono.

martedì 2 settembre 2008

serrata di solidarieta'

iniziativa sicuramente discutibile, ma comprensibile.
significativa per dimostare il clima ormai che si respira alla Stanga, siamo arrivati alla contrapposizione, noi-loro, tutto grazie al successo della sinistra giunta nella gestione di via anelli.

dal gazzettino di Padova del 2 settmebre 2008

Dopo la denuncia di un algerino contro una pasticciera ("devi lavarti") della Stanga
Una serrata di solidarietà
Massiccia partecipazione dei commercianti con striscioni provocatori e slogan
(M.B.) «Da quando mi sono integrato: il giorno non mangio, ma bevo dalla mattina alla sera, ho imbavagliato mia moglie, vivo sotto un ponte e non mi lavo e se mi va bene denuncio gli italiani così tiro a campa'. Viva l'Italia».

È solo uno dei tanti striscioni, cartelli e slogan che ieri pomeriggio, dopo le 15.30 sono comparsi alla Stanga, dove i negozianti hanno organizzato una simbolica "serrata della solidarietà" per esprimere la loro vicinanza alla titolare della pasticceria Gastaldello denunciata da un immigrato, regolare, algerino per avergli detto che se voleva ritornare nel suo locale prima avrebbe dovuto lavarsi, perché puzzava troppo.

Ma accanto ai commercianti, la cui partecipazione è stata massiccia, si sono schierati anche i comitati di zona, dallo Stanga 6 di Paolo Manfrin al Pescarotto di Denis Menegazzo, passando attraverso il comitato Manara di Gisella Scanferla e terminando con quello del Piovego di Francesco Tessaro.

«Ormai ha detto Paolo Manfrin quelli discriminati, in questo quartiere che grazie alla nostra amministrazione comunale è diventato un'enclave araba, quelli discriminati siamo noi padovani che non ci sentiamo più a nostro agio in quella che invece dovrebbe essere prima di tutto la nostra città».

E lo stato d'animo del presidente del comitato Stanga trova piena corrispondenza in un altro grande cartello mostrato dai manifestanti, che recita: "La Stanga non è Algeri", scritto anche in arabo, per non lasciare adito a dubbi.

«La partecipazione è stata grande termina Manfrin e questo dovrebbe far riflettere più di qualcuno. E ad abbassare le serrande dimostrando così tutta la propria disillusione e preoccupazione per quanto sta avvenendo sono stati persino alcuni negozianti stranieri».

muro contro muro

come al solito ognuno ha la sua versione, certo che pero' ci vuole una gran faccia di tolla per affermare che lo sgombero di via Anelli e' stato un successo, detto poi da uno che in zona non si e' mai visto, forse questo successo (?!?!?!?) glielo avra' riferito il prono presidente di quartiere a sinigaglia?
che vengano a passeggiare per il Pescarotto, e non a ore impossibili, dopo cena, per prendere una boccata d'aria, a fare lo slalom tra i romeni e gli arabi che stanno agli angoli delle strade?
in via tonzig si sono perfino organizzati portando le sedie in strada per non stancarsi durante il laovro, in attesa dei clienti....
dite voi se questo e' un successo

Dal gazzettino di Padova del 2 settmebre 2008
A due anni dalla costruzione del "muro" e a uno dallo sgombero e dalla chiusura dei condomini del complesso immobiliare Serenissima
Via Anelli, il Bronx e le polemiche continuano
Lo spaccio di droga continua come prima in tutta la zona. La riqualificazione è bloccata dalla burocrazia
(M.B.) Via Anelli non vuole morire. A due anni dalla costruzione del muro e a uno dallo sgombero e dalla chiusura dei sei block che creavano il residence Serenissima divenuto poi famoso come il Bronx di Padova, lo spaccio di droga nella strada della Stanga e in quelle limitrofe non è cessato. Tutto questo mentre l'area è in attesa di una riqualificazione che tarda a partire, fermata dai continui rimpalli politici e burocratici riguardo il futuro dell'ex ghetto.

«Lo avevo sempre detto ricorda l'onorevole del Pdl-Alleanza nazionale, Filippo Ascierto che il muro non era certo la soluzione definitiva. La chiusura di via Anelli è stata un flop. Questa è la verità, perché prima di sgomberare le palazzine si doveva pensare ad allontanare i pusher e i clandestini che invece si sono solo spostati di qualche metro. Molti infatti sono finiti nel piccolo parcheggio sul retro del centro Giotto, altri sparpagliati nel resto del quartiere e in quelli vicini. Insomma non è stato risolto nulla».

«Anzi riprende con forza il parlamentare se c'è stata una bonifica è per merito di Alleanza nazionale che ha trasferito la sua sede proprio di fronte al Serenissima e dei comitati di quartiere che non hanno mai mollato, né abbassato la guardia».

Poi un immancabile plauso al lavoro svolto soprattutto dai militari che dal 4 agosto stanno monitorando anche la zona dell'ex-ghetto: «L'arrivo dell'esercito sottolinea Ascierto è stato importante. Fondamentale. È chiaro che non possono essere in ogni luogo, però la loro presenza è un forte deterrente soprattutto per la microcriminalità».

E sul futuro del Serenissima le idee dell'onorevole sono chiare: «Quelle palazzine ribadisce andrebbero rase al suolo. E questa è la prima cosa che faremo quando in primavera torneremo ad amministrare Padova. Perché quando si parla di lotta al degrado ci vuole coraggio. Ci vogliono le palle. Non basta invocare sempre più poteri ai sindaci e poi non fare niente».

Ma all'irruenza del parlamentare del centro destra, fa da contraltare la riflessione del vice sindaco, Claudio Sinigaglia: «Fosse dipeso solo da noi in via Anelli avremo già buttato giù tutto. Il punto è che ci sono vincoli ben precisi da rispettare e che la riqualificazione continua ad essere ostacolata dai privati. Come amministrazione comunque non stiamo lasciando nulla di intentato. E l'efficacia che possono avere i nostri provvedimenti è legata agli strumenti che si hanno a disposizione».

Facendo così capire che quelli relativi alla lotta allo spaccio non sono attualmente sufficienti per debellare il problema.

«Da questo punto di vista sottolinea il vice sindaco il nuovo Pacchetto-sicurezza del governo-Berlusconi non ha portato grandi cambiamenti. Ci servono mezzi più rigorosi, e questo non solo ai comuni, ma anche ai magistrati e alle forze dell'ordine che altrimenti vedono il loro lavoro mortificato. Non è infatti possibile arrestare un pusher e ritrovarselo davanti il giorno dopo. Chi spaccia deve essere espulso. Immediatamente. Gli immigrati che compiono un'azione del genere debbono sapere che quella è l'ultima che fanno, almeno qui, in Italia».

Infine non manca una replica alle parole dell'onorevole Ascierto.

«Lui conclude Claudio Sinigaglia quando parla di via Anelli fa terribilmente fatica a spiegare quello che è stato un successo della nostra amministrazione, che sin dal primo giorno in cui si è insediata ha lavorato a testa bassa per risolvere il problema del ghetto. Ci manca solo un piccolo tassello per chiudere il lavoro, e confidiamo di avere notizie positive e novità importanti già entro la fine dell'anno».

lunedì 1 settembre 2008

via anelli, 2 anni dopo

dal gazzettino (nazionale) del 31/08/2008
Il 9 agosto 2006 con 90 metri di lastre di ghisa si isolò un intero quartiere di Padova al centro di una guerra tra pusher nigeriani e magrebini
Via Anelli: due anni dopo il muro, nulla è cambiato
La strada dell’ex ghetto resta punto di riferimento per lo spaccio di droga, i palazzi sgomberati un monumento al degrado
Padova

Due anni fa, il muro. Quello di via Anelli, dell'ex ghetto, del Bronx di Padova. Novanta metri di lastre di ghisa alte quattro per separare i sei block del Serenissima, blindati e sgomberati nel luglio dello scorso anno, dai condomini dell'adiacente via De Besi. Immortalato da tutte le telecamere del pianeta, raccontato negli speciali televisivi e giornalistici delle maggiori tivù nazionali: il muro, che il 9 agosto ha compiuto due anni, è diventato palestra per opinioni di sociologi, intellettuali, politici, giornalisti, e semplici curiosi, arrivati in via Anelli anche solo per vedere l'effetto che fa. Figlio dello stato di paura che in due notti, quelle del 25 e 26 luglio 2006, dopo gli scontri tra nigeriani e maghrebini per il controllo del mercato della droga, in via Anelli hanno portato a 29 arresti per devastazione, saccheggio e violenza; 96 perquisizioni in cui sono stati rinvenuti 2 chili di cocaina ed eroina, e ancora: machete, mannaie e roncole, 174 controlli di stranieri che vivevano all'interno del Serenissima e 22 espulsioni; oggi il muro rimane un ricordo. Una cicatrice sopra una ferita che non si dimentica, ma che fa ancora male.

«La situazione in via Anelli e in tutta la zona che la circonda spiega Paolo Manfrin, presidente del comitato Stanga rimane molto tesa, e nervosa. Ci sono troppi extracomunitari irregolari». Per i quali la strada del muro e dell'ex-ghetto era e resta punto di riferimento per lo spaccio della droga, anche e nonostante il recente arrivo dell'Esercito.

«Lo spaccio nel quartiere riprende Manfrin è un magma silenzioso che viaggia. È qualcosa che sfugge dalle mani. È come voler tenere la sabbia stretta in un pugno. Quando credi di averla presa, e fermata, ti accorgi invece che è scivolata via, in un altro posto».

Del ghetto che fu è rimasto un cortile in cui l'erba cresce alta tra le piastre di cemento, e nel giardino, dove i topi che sbucano per poi nascondersi sotto ai block chiusi del Serenissima, sono grossi come gatti.

«Sembra lo scenario di uno di quei film post-disastro atomico chiude il presidente del comitato Stanga -, via Anelli è un monumento sempre più corroso che deve essere abbattuto. Così come deve essere spostata la moschea ancora aperta nell'ex supermercato del Serenissima. Solo se si realizzano queste due condizioni il nostro quartiere potrà trovare pace».

Quella pace che invece oggi ancora non c'è, nonostante tutti i residenti, e alcuni domiciliati, dell'ex Bronx siano stati trasferiti in altri quartieri della città.

«Ma aver chiuso il Serenissima ci fa capire la responsabile della farmacia di via Venezia, una delle strade parallele a via Anelli è stato come aver pestato un formicaio. Il problema ha così invaso tutta Padova. Lo spaccio non è stato debellato. Le cose vanno un po' meglio rispetto a due anni fa, però di pusher qui intorno ce ne sono ancora troppi. È vero che qualche tempo fa, di sera, davanti al negozio ne avevo anche dieci e che ora ne ho due o tre, ma io non voglio più nemmeno quelli. Basta. Questa non deve essere considerata terra di nessuno. Lo è stata già per troppo tempo».

Proprio di fronte all'ex residence Serenissima si affacciano le finestre del palazzo della signora Anna Galuppo. Una delle resistenti storiche di via Anelli.

«La storia qui non è finita ripete - È migliorata, ma non è finita. E noi purtroppo lo sapevamo che non sarebbe terminato tutto con la chiusura degli appartamenti. Quei sei palazzi vuoti e disabitati rappresentano un monumento all'incuria e allo stesso tempo sono un'attrazione per gli spacciatori e i loro clienti».

«Anche l'altra sera racconta la signora Anna -, mentre stavo annaffiando le piante dal mio balcone, sotto, c'era un maghrebino che continuava a scavare tra i fiori, con le mani, evidentemente alla spasmodica ricerca di qualcosa che aveva nascosto».

Ma via Anelli, nel tempo, e soprattutto dopo la chiusura del ghetto, ha creato anche le sue succursali: via Manara e il Pescarotto su tutte.

«Nonostante muri, barriere e recinzioni dice Gisella Scanferla, presidente del comitato Manara nella nostra strada lo spaccio continua imperterrito. I militari? Li abbiamo visti un paio di volte, al mattino, ma tanto di quelli i pusher mica hanno paura. Non temono nessuno. Magari quando vedono la camionetta si spostano o si nascondono un attimo, ma poi ritornano a fare quello che vogliono».

Matteo Bernardini