mercoledì 17 febbraio 2010

continua la polemica con la ruffini

tipico atteggiamento alla zano, che impera nella sua truppa, finche' mi servi bene, quando mi intralci sei uno scandalo.
e cosi' anche la ruffini (che pero' e' piu' furba del clai in questione oggi e lo sapeva gia' che sarebbe andata cosi') si trova sul banco dei cattivi.
Sia chiaro che delle battaglie della ruffini non ne condivido neppure una, e che per me e' sempre stata sul banco dei cattivi, ma almeno non ho fatto finta che mi piacesse.
Chiarisco e confermo che comunque in questa polemica mi pare abbai ragione lei.

da gazzettino.it

Martedì 16 Febbraio 2010, (M.G.) «Nessuno può impedire al rappresentante di un gruppo politico eletto dai cittadini di produrre la sua azione politica in Consiglio. Dunque non so su che base nasca la polemica dell’assessore Pipitone nei miei confronti. Io credo di agire nella piena legittimità del mio ruolo, sia in veste di presidente del Consiglio che di capogruppo del mio partito. Abbandono il mio posto di presidente e mi siedo tra i miei colleghi in Consiglio solo quando devo parlare a nome del mio partito e lo faccio come gesto di rispetto per l’assemblea».
Parole della presidente del Consiglio comunale, Daniela Ruffini, capogruppo di Rifondazione, sulla quale si sono concentrate le critiche (dopo quelle di Berno del Pd relative a certe votazioni anomale rispetto alle posizioni della maggioranza) dell’assessore Pipitone, leader dell’Idv, che l’ha accusata di remare contro la chiusura delle sedi delle Anagrafi improduttive, decretata dall’assessore Clai, dell’Idv. «La mia raccolta firme a difesa delle Anagrafi è solo uno spunto di riflessione. Vorrei che si verificasse attentamente se devono andare chiuse e semmai tenerle aperte a rotazione. Mi pare che rientri nel mio mandato, ovvero contribuire a migliorare le decisioni della Giunta. Ma non si può chiudere la bocca ad un consigliere, credo che Pipitone dovrà farsene una ragione, né sfiduciare chi esprime le proprie opinioni. Anche il sindaco ha sempre detto che non siamo in caserma qui».

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