domenica 17 maggio 2009

via Anelli?

Domenica 17 Maggio 2009, «I padovani devono sapere che c’è un motivo semplice per cui non riescono ad accedere alle case popolari: 155 di questi alloggi sono occupati dalle persone sfollate da via Anelli. Gli accordi prevedevano che queste persone rimanessero in questi alloggi due anni se erano delle persone singole, o quattro se si trattava di famiglie. Adesso il tempo è scaduto ma queste persone, che per di più ci risulta nemmeno paghino l’affitto, sono ancora lì».
Antonio Foresta, consigliere comunale uscente del Pdl, interviene sulla questione di via Anelli e delle case popolari, mettendo in luce degli aspetti interessanti.
«La gestione di tutta l’operazione via Anelli è fallimentare – dice Foresta – e il lassismo dell’amministrazione comunale, certamente ispirato dalla linea di condotta firmata dall’assessore Ruffini, contribuisce ad alimentare una condizione di illegalità che va a ripercuotersi sui cittadini padovani.
«Le case affidate agli occupanti di via Anelli dovevano essere rimesse a disposizione dei tanti padovani che sono in graduatoria e aspettano le case popolari, nel giro di due anni o, al massimo, di quattro. Le 302 persone che vivevano in via Anelli erano state sistemate in questi 155 alloggi che sono stati di fatto sottratti alla disponibilità dei padovani, e continuano ad esserlo».
Mi chiedo poi - dice Foresta - perché il comune ancora non si sia adeguato alla legge Regionale 10, che dice chiaramente che per poter accedere alle graduatorie per gli alloggi popolari, bisogna essere o residenti oppure domiciliati ma in possesso di un contratto di lavoro della città per cui si chiede l’alloggio. In sostanza, se uno non ha la residenza o il lavoro a Padova, non può accedere alle case popolari. Invece qui questo non succede, le case vengono date ai domiciliati e naturalmente in questo modo a rimetterci sono i padovani».
«Poi c’è il caso della moschea che, anche se traslocherà, nel bilancio comunale non esiste né una voce in entrata né una in uscita che riguarda l’associazione Rahma, nonostante il fatto che il contratto sia stato rinnovato per un altro anno».
«Allora la domanda nasce spontanea: se l’associazione non è in grado nemmeno di sostenere nemmeno una spesa semplice come questa, come avrebbe potuto far fronte all’impegno economico di costruire una nuova moschea? Il sospetto che le spese sarebbero state a carico del comune, è più che legittimo.
«Infine, il tema della sicurezza: in che modo Zanonato può essere credibile quando non riesce nemmeno a liberare il ‘Liston’ dalla presenza dei venditori ambulanti? Anche qui: la Regione ha già messo in piedi un chiaro atto di indirizzo, chiedendo che venga predisposto un regolamento all’interno del quale sia previsto che non ci possono essere negozi della stessa tipologia uno vicino all’altro. Questo a Padova non succede, e si vedono negozi di kebab o negozi etnici uno a fianco dell’altro».

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