giovedì 28 maggio 2009

ancora polemica

dal Gazzettino:
Giovedì 28 Maggio 2009, "Calunniate, calunniate qualcosa resterà". Era uno dei principi più cari a Vassili Josif Vissarionovic Dzugsvili, tristemente noto come Stalin. Alterazione della realtà e sistematico rovesciamento della verità rappresentavano le sue armi preferite, di cui si serviva per colpire (quasi sempre a morte) nemici e amici. Stalin è scomparso da oltre mezzo secolo, ma alcuni suoi tristi epigoni sono sopravvisuti e, ahimè, sono tra noi. Ne è una prova evidente l'operazione di autentica disinfomazione in atto in questi giorni a Padova. Nel tentativo per cercare di offuscare il "lunedì nero" di Zanonato, protagonista di uno insensato show a base di insulti e minacce, uno sparuto manipolo di guardie rosse guidate dall'onorevole Naccarato, cerca di inventare un nuovo, inesistente caso. E di far passare la vittima delle contumelie del sindaco, ossia il sottoscritto, come la longa manus di una piccola congiura di provincia finalizzata a far perdere le staffe al povero sindaco, notoriamente dotato di un self control britannico. Purtroppo, anzi per fortuna, la "disinformatia" in salsa padovana ha, come le bugie, le gambe corte. E non è destinata a fare molta strada. Ecco perchè.
I fatti. La prova di questa congiura sarebbe l'sms (lo dico subito: censurabile e inaccettabile tanto nella forma che nei contenuti) che Giustina Destro, immortalata a sua insaputa da un fotografo del Mattino, ha inviato nel corso del dibattito ad alcune persone. In questo sms diffuso a piene mani via Internet dalle guardie rosse di Zanonato si dice che "bisogna far uscire dai gangheri il nano". Non ho mai negato di aver ricevuto questo sms. E non l'ho fatto per la semplice ragione che non ho proprio nulla da nascondere nè da rimproverarmi. Mi limito solo a dire che mi vergogno un po' di vivere in un Paese in cui c'è gente che impunemente spia e fotografa gli altrui sms, mentre un direttore di giornale deve essere costretto a rendere nota la sua corrispondenza privata per dimostrare la propria correttezza.
Comunque sia: ho ricevuto quel sms e proprio perchè lo consideravo del tutto fuori luogo e frutto probabilmente di uno scatto di nervi (come sono fragili questi politici padovani...), non mi sono limitato a ignorarlo, ma ho prontamente risposto che non era affar mio. Aggiungo per i patiti del voyeurismo telefonico, che il mio cellulare è a disposizione per controllare l'esistenza di questa risposta, inviata alle 11.44, un minuto dopo avere ricevuto quello di Giustina Destro.
Domando: quale regola deontologica avrei violato, signor Naccarato? Di aver ricordato la telefonata di Fassino a Consorte? O di aver reagito al sindaco Zanonato che mi ha definito "maestrino di cerimonie" solo perché avevo avuto l'ardire di chiedere ai candidati di rispondere alle domande e di non divagare?
Forse non l'hanno informata ma in Italia esiste la libertà di stampa. Ed è ancora consentito avere opinioni diverse dal sindaco Zanonato senza essere per questo pubblicamente insultati. Lei, piuttosto, ritiene che sia degno di un rappresentate del Parlamento italiano diffondere, come ha fatto sul suo sito, il mio numero di telefono? È questa la nuova gogna che il Tribunale del Popolo di Padova ha deciso per i dissidenti dell'ordine costituito? Io credo che lei dovrebbe solo vergognarsi. Ma so che non lo farà. Non ne ha la dignità. Quanto all'accusa che, con sprezzo del ridicolo, lei mi rivolge di aver "ubbidito" a un ordine ricevuto da Giustina Destro, chi mi conosce un po' potrà solo sorridere di ciò. Ma è del tutto evidente che questa sua affermazione risponde a un riflesso condizionato: poichè lei è abituato a guidare o teleguidare giornali e giornalisti, ritiene che siamo fatti tutti della stessa pasta. Per fortuna non è così.
Aggiungo un ulteriore elemento. La lettera del segreterio regionale del Pd Paolo Giaretta che pubblichiamo in queste stesse pagine, dimostra, oltre ogni dubbio, che il Gazzettino è un giornale aperto e che non teme le opinioni diverse e contrarie. Dico francamente che alcune delle considerazioni di Giaretta non mi convicono afffatto. Mi sorprende innanzitutto che una persona della sua onestà intellettuale non stigmatizzi l'abuso che è stato commesso rubando un sms e diffondendolo, numero di telefono compreso, a mani basse. E non sono neppure d'accordo laddove dice che siamo un giornale schierato: non è vero, siamo, da Padova a Udine, un quotidiano che sceglie e che prende posizione sulle cose, cercando di interpretare lo spirito dei propri lettori. Senza atteggiamenti pregiudiziali nei confronti dell'una o dell'altra parte politica. Ma Giaretta la pensa in modo diverso ed è giusto che lo scriva. Anche sul Gazzettino.
Concludo con una considerazione. Avevo detto che non avrei sporto alcuna querela per questa vicenda. Lo avevo fatto per due motivi. Innanzittutto perchè ritengo che i rapporti, per quanto conflittuali, tra politica e informazione, se possibile, non si debbano mai regolare nelle aule dei tribunali. In secondo luogo perchè, per quanto sgradevoli e ingiustificati fossero gli insulti che Zanonato mi aveva scagliato contro, mi sforzavo di comprendere il suo stress da campagna elettorale. Di fronte all'operazione di disinfornazione messa in atto, alla diffusione deliberata e pianificata del mio numero di telefono e all'ignobile gazzarra montata ad arte, mi vedo costretto a ricredermi. Per cui chiederò conto di questi inaccettabili comportamenti nelle sedi opportune. Con una certezza: che qualcuno cercherà di farla franca sfruttando lo scudo dell'immunità parlamentare. Questa è l'Italia. Ma consoliamoci: non siamo tutti dei Naccarato.
Roberto Papetti

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