mercoledì 17 ottobre 2012

fatta la legge trovato l'inganno

Riviste (per nulla) scientifiche Vuoi diventare professore? Scrivi su "Suinicoltura"

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 [...] Mettetevi dunque nei panni di un barone, baronetto o baroncino universitario alle prese col rischio di non potere più manovrare a capriccio la distribuzione dei posti: cosa fare? Ovvio: svuotare i nuovi meccanismi selettivi di ogni oggettività «scientifica». La scelta delle riviste da accettare come sedi congrue per le pubblicazioni dei candidati doveva quindi essere la più larga, strampalata e ridicola possibile. Un sospetto inutilmente maligno? Lo capiremo meglio quando i magistrati avranno tra le mani gli atti del procedimento seguito per la prima selezione delle riviste. Dando ragione alle richieste di trasparenza di federalismi.it , il Tar del Lazio ha infatti appena ordinato all'Anvur, cioè l'Agenzia di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, di mostrare le carte. Certo è che nella prima lista, utilizzata per selezionare gli stessi commissari che poi valuteranno quanti aspirano all'abilitazione scientifica nazionale, c'erano alcune «eccentricità», diciamo così, che farebbero scoppiare in una fragorosa risata qualunque docente non solo di Harvard, Princeton o Berkeley ma anche di un qualsiasi ateneo minimamente serio dal Cile al Kamchatka. Come denunciarono tre settimane fa i professori e i ricercatori che animano roars.it , un blog che si occupa di politica universitaria, tra le pubblicazioni «scientifiche» c'erano infatti non solo Il Sole 24 Ore ma anche Etruria oggi , Fare Futuro Web Magazine , la Rivista del clero italiano , il Mattino di Padova , Yacht capital , il settimanale diocesano La vita cattolica di Udine e poi Airon e, Barche , Nautica , «Leadership medica» e via così. Fino al periodico che più sollevò qualche ironia fra gli scienziati: Suinicoltura . Un giornale che, riccamente illustrato con maiali, scrofe, porcelli e porcellini, si propone quale «punto di riferimento imprescindibile per gli allevatori di suini, per i tecnici e per le imprese impegnate nell'indotto della filiera suinicola». Tutte pubblicazioni che non ci permetteremmo mai di liquidare come poco serie. Ci mancherebbe altro. Ma che mai potrebbero finire nel curriculum di uno studioso che aspiri a entrare a Yale. [...]

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